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Sangue: aumentano le donazioni, ma sono pochi i donatori giovani

Data: 30/04/2010
Categoria: Altre News
Ricerca Censis-Fidas. La grande maggioranza dei donatori ha tra i 30 e i 55 anni, in diminuzione quelli tra i 18 e i 28 fondamentali per il sistema trasfusionale
Aumentano le donazioni del sangue, ma rimangono pochi i giovani donatori nel nostro paese. La grande maggioranza dei donatori, infatti, appartiene alla fascia di età compresa tra i 30 e i 55 anni, una componente del corpo sociale destinata a ridursi significativamente nei prossimi decenni. A lanciare l“allarme è la ricerca su "La donazione del sangue alla luce dell“evoluzione demografica del paese", realizzata dal Censis su mandato della Federazione donatori di sangue (Fidas). Secondo le elaborazioni condotte dal Censis sui dati Istat, infatti, i 18-55enni, che nel 2009 sono 23.343.655, pari al 46,8% della popolazione, saranno quasi un milione in meno nel 2020 (22.514.962 pari al 43,8% del totale) e nel 2030 si ridurranno a 19.765.468 (37,7%). Nello stesso arco di tempo, invece, le fasce più anziane della popolazione si amplieranno in modo notevole, e gli over 55, oggi il 37,4% della popolazione, saranno il 41,9% nel 2020 e il 48% nel 2030, accrescendo di conseguenza il fabbisogno totale di sangue. "Se non saranno fatti tutti gli sforzi e gli investimenti necessari nella promozione e nella sensibilizzazione alla donazione del sangue si legge nel rapporto continueranno a diminuire i donatori giovani in età compresa tra 18 e 28 anni, cioè una componente molto importante della popolazione perchè si tratta dei donatori periodici destinati a sostenere il sistema trasfusionale dei prossimi anni". Dai dati raccolti dall“Istituto Superiore di Sanità ed elaborati dal Censis emerge però anche la fotografia di un paese in cui il fabbisogno nazionale di sangue viene ormai coperto da alcuni decenni, sebbene con delle disomogeneità territoriali. Disomogeneità che secondo il rapporto non riguardano solo l“efficienza della donazione, ma anche l“organizzazione e l“efficienza dei sistemi di trasfusionali locali, che rendono ancora necessario nel nostro paese un massiccio trasferimento di sangue dalle regioni più virtuose. Osservando i dati presenti nel rapporto si evince, poi, una tendenza generale a un continuo, sebbene molto graduale aumento delle donazioni e quindi delle unità di sangue raccolte. Nel 2006, l“ultimo anno per il quale sono disponibili i dati dell“Istituto superiore di sanità, i donatori italiani erano infatti 1.539.454, pari a 26,2 ogni 1.000 abitanti, che hanno permesso di raccogliere complessivamente 2.404.267 unità di sangue intero (40,9 unità per 1.000 abitanti). Nel 2005 i donatori sono stati 1.502.858, pari 25,7 ogni 1.000 abitanti, per una raccolta complessiva di 2.346.656 unità di sangue intero (40,1 unità per 1.000 abitanti). Una differenza sostanziale si registra però anche tra il Nord e il Sud del paese: i donatori per 1.000 abitanti sono infatti 31,8 al Nord Est, 27,1 al Nord Ovest, 26,5 al Centro, 25,2 al Sud e 20,7 nelle Isole. Ne consegue si legge ancora nel rapporto che al Nord Est le unità di sangue intero raccolte raggiungono il numero di 53,8 ogni 1.000 residenti, al Nord Ovest sono 47,3, al Centro il dato si ferma a 37,6, nelle Isole a 35,5 (e si tratta dell“unica ripartizione che ha fatto registrare un decremento del dato rispetto al 2005, quando era pari a 35,6), mentre al Sud la quota rimane a 28,3. Se si considera che il fabbisogno di sangue si stima in 40 unità per 1.000 abitanti - commenta il rapporto il dato evidenzia come l“equilibrio italiano sia fragile, e poggi in gran parte sui donatori delle regioni settentrionali.


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