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Immigrati illegali, ora si può chiedere la regolarizzazione

Data: 28/02/2011
Categoria: Altre News
La nuova sentenza del Consiglio di Stato apre alla possibilità di fare ricorso anche per coloro che non hanno rispettato l'ordine di espulsione
Si aprono nuove falle nella linea dura proposta dal Viminale sulla questione immigrazione. L'adunanza plenaria del Consiglio di Stato, infatti, ha accolto il ricorso di un lavoratore straniero escluso dalla sanatoria per colf e badanti per non aver rispettato l'ordine di espulsione dall'Italia. Secondo la sanatoria del 2009, infatti, il Governo consentiva la regolarizzazione di colf e badanti attraverso una dichiarazione di emersione accompagnata dal pagamento di 500 euro. La risposta, però, è stata tiepida: dal primo al 30 settembre 2009 sono arrivate circa 294mila domande. In questa situazione, ogni questura si è comportata in maniera diversa, interpretando a modo suo la sanatoria che di per sè era aperta anche agli immigrati con un semplice decreto di espulsione alle spalle. Il problema si è posto, invece, per quei lavoratori extracomunitari espulsi, trovati di nuovo sul territorio italiano e condannati per non aver rispettato l'ordine d'allontanamento impartito dal questore. La loro regolarizzazione, infatti, dipende dal luogo in cui è stata presentata la domanda: alcune questure hanno concesso la sanatoria, altre no. Per ottemperare allo stato confusionale creatosi, il Viminale, con una circolare del marzo 2010, ribadiva l'impossibilità di regolarizzare gli immigrati trovati sul territorio italiano dopo l'espulsione. A quasi un anno dalla circolare del Viminale e dopo decine di ricorsi ai Tar, il 25 febbraio 2011 l'adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha accolto un appello cautelare di Cheikh Iba Seck, la "cui domanda di emersione dal lavoro irregolare era stata dichiarata inammissibile in ragione della condanna riportata da quest'ultimo per essersi trattenuto illegalmente nel territorio dello Stato, in violazione dell'ordine impartito dal questore". L'adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha "preso atto della complessità della questione sottopostale e della connesse difficoltà interpretative" e "ritiene che, tenuto anche conto della natura cautelare del provvedimento appellato, sia necessario attendere che l'esame dei profili di diritto sia affrontato nella rituale sede di merito dinanzi al giudice di primo grado, cui la questione viene rimessa". Tradotto: l'appello di Cheikh Iba Seck viene accolto, viene sospesa la decisione di escluderlo dalla sanatoria e il caso viene rinviato al Tar per l'esame di merito. Una vittoria, seppure parziale, per i chi si considera "truffato" dalla sanatoria, che rimanda però ai vari Tar per la risoluzione dei singoli casi.


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