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Eternit, chiesti 20 anni di carcere per Schmidheiny

Data: 04/07/2011
Categoria: Altre News
Circa 3mila persone tra morti e ammalati, di cui oltre il 70% a Casale Monferrato. La requisitoria del pm di Torino Raffaele Guariniello: "Immane distastro". L'associazione dei familiari della vittime applaude. Sentenza dopo l'estate
Il pubblico ministero di Torino Raffaele Guariniello ha chiesto la condanna a 20 anni per Stephan Schmidheiny, miliardario svizzero di 64 anni, e Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne, barone belga di 89 anni, i massimi dirigenti della multinazionale dell'amianto Eternit, nella cinquantesima udienza del maxi processo per migliaia di morti in corso a Torino. Le accuse contestate sono disastro ambientale doloso (per l'inquinamento e la dispersione delle fibre-killer) e omissione volontaria di cautele nei luoghi di lavoro. L'accusa ha chiesto anche tre pene accessorie: l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, l'incapacità di trattare con la pubblica amministrazione per tre anni e l'interdizione temporanea dalla direzione di imprese per dieci anni. Immediato il commento dell'Afeva (l'associazione familari delle vittime) in una nota firmata anche da Cgil, Cisl e Uil di Torino e da Bruno Pesce, coordinatore vertenza Amianto: "Le vittime individuate dalla straordinaria indagine della Procura di Torino sono circa 3mila, tra lavoratori e cittadini deceduti o ammalati, di cui oltre il 70% di Casale Monferrato, sede di uno stabilimento Eternit (più grande) oggetto di questo processo con gli stabilimenti di Cavagnolo (To), Rubiera (Re) e Napoli. Purtroppo altre centinaia di vittime si sono aggiunte in questi ultimi anni. Le patologie da amianto che hanno colpito e ancora stanno colpendo le ex lavoratrici e lavoratori e le popolazioni sono mesotelioma (tumore maligno alla pleura o peritoneo), carcinoma polmonare e asbestosi". Prosegue la nota: "Questo 'immane disastro', come definito dal procuratore Guariniello e ampiamente documentato nel corso del processo, è dovuto da una condotta dolosa degli imputati fin dall“inizio dei loro ruoli di responsabilità, assolutamente voluta e attuata in modo sistematico e agghiacciante: non solo sapevano di sottoporre a rischio gravissimo i lavoratori e i cittadini, ma intervenivano in modo pianificato per negare i rischi e per difendere e garantire la continuità dell“uso di un materiale così altamente nocivo e cancerogeno come è l“amianto". "Siamo certi - si chiude il comunicato - che la conclusione di questo processo (nel prossimo autunno) sarà un momento storico e alto per riflettere sulla qualità dello sviluppo economico-industriale e per la giustizia del nostro paese e non solo, atteso da trent“anni e da tutti noi e da coloro che ancora devono lottare nei tre quarti del pianeta dove l“amianto continua a essere estratto o utilizzato, prenotando ulteriori centinaia di migliaia di malattie e di morti di lavoratori e popolazioni, perlopiù ignare e ancora ingannate in modo criminale".


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