Un vaccino per i malati di Alzheimer
Data:
10/02/2012Categoria: Altre News
Il primo brevettato in Italia, realizzato dai due istituti napoletani l'Istituto di genetica e biofisica (Igb-Cnr) e l'Istituto di biochimica delle proteine (Ibp-Cnr)
A realizzarlo sono stati due istituti napoletani del Consiglio nazionale delle ricerche: l'Istituto di genetica e biofisica (Igb-Cnr) e l'Istituto di biochimica delle proteine (Ibp-Cnr). Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Immunology and Cell Biology" ed è stata già inoltrata una domanda di brevetto internazionale.
A spiegarlo, ad Affaritaliani.it qualche giorno fa, è Antonella Prisco, ricercatrice dell'Igb-Cnr e coordinatrice della ricerca, dal 2004 impegnata negli studi per l'Alzheimer. Con lei ha collaborato anche Piergiuseppe De Berardinis, primo ricercatore dell'Ibp-Cnr.
Dottoressa, in che cosa consiste questa scoperta?
"Si chiama (1-11)E2 ed è un vaccino di nuova generazione. Nella patogenesi dell'Alzheimer c'è una molecola che ha un ruolo chiave: il beta-amiloide, un peptide (piccolo frammento proteico) che si accumula nel cervello dei malati, causando placche senili che provocano danni alla memoria e alle capacità cognitive. Il vaccino che abbiamo individuato produce anticorpi contro questo peptide: può prevenire la formazione di questi aggregati o facilitarne la rimozione".
Per quali pazienti sarà utile il vaccino?
"Il vaccino si potrà utilizzare sia per prevenire sia per trattare persone in cui la malattia è già iniziata. Questi ancicorpi, però, svolgono un ruolo preventivo anche sui pazienti già ammalati: ovvero, possono impedire che la malattia danneggi ulteriori neuroni rispetto a quelli già compromessi, ma non riparare i danni già esistenti. Per questo bisognerebbe lavorare sulle cellule staminali".
Quali sono le caratteristiche specifiche del vaccino?
"La molecola consiste in una proteina chimerica, ottenuta cioè dalla fusione di due proteine diverse: un piccolo frammento del peptide beta-amiloide, coinvolto nell'Alzheimer, e una proteina batterica. La sostanza è capace, in provetta, di auto-assemblarsi formando una struttura simile a un virus per forma e dimensioni".
In che fase di sperimentazione siete?
"La sperimentazione è attualmente nella fase pre-clinica, che prevede la somministrazione del vaccino a topi normali. Finora abbiamo visto che il vaccino fa sviiluppare tantissimi anticorpi e abbiamo anche notate che sollecita lo sviluppo di una citochina anti-infiammatoria, l'interleuchina-4. Siccome l'Alzheimer è associato all'infiammazione, può essere utile. Il passo successivo della sperimentazione sarà testare l'efficacia terapeutica e i possibili effetti collaterali in topi transgenici che sviluppano una patologia simile all'Alzheimer. L'obiettivo è cercare di minimizzarne i rischi per l'organismo e di ottimizzarne l'efficacia terapeutica".
Che efficacia si aspetta?
"Sono molto ottimista, basandomi sulla mia esperienza, rispetto all'efficacia delle qualità immunologiche del vaccino".
Che tempi possiamo aspettarci?
"Se parliamo di applicazione nell'uomo è impossibile prevederlo. Mancano vari stadi. L'efficacia e la sicurezza vanno testate su un tipo di modello animale, poi su un altro animale, e infine nell'uomo. Si sperimenta prima la tossicità e poi l'efficacia. Il cammino può incepparsi in qualsiasi momento".
A che punto è la ricerca sull'Alzheimer?
"Sono ormai 10 anni che in tutto il mondo si sperimentano vaccini per prevenire questa malattia. Le prime sperimentazioni sull'uomo avevano acceso molte speranze, ma anche evidenziato possibili effetti collaterali gravi, che poi ne hanno impedito l'utilizzo. Attualmente nel mondo si stanno spermentando vaccini di seconda generazione sull'uomo, ma nessuno ha ancora superato tutti i passaggi. io stessa come scienziata non so dire se e quando ci si arriverà. Comunque nei prossimi anni ci aspettiamo di avere delle risposte".
Oltre ad Antonella Prisco e Piergiuseppe De Berardinis, hanno collaborato all'individuazione del vaccino anche Diana De Falco (tesista i presso IGB-CNR) e Antonella Caivano (post-doc presso IBP-CNR).
Autori con lor dello studio pubblicato sulla rivista Immunology and Cell Biology sono anche Francesca Mantile (tesista presso IGB-CNR), Carla Basile (tesista presso IGB-CNR) e Valeria Cicatiello (tesista presso IGB-CNR).