Giovani, donne e immigrati donano meno il sangue
Data:
14/02/2012Categoria: Altre News
Lo rivela uno studio del Censis per conto della Fidas, che lancia una campagna di comunicazione contro le "scuse"
Giovani, donne e immigrati. Sono queste in Italia le tre categorie di persone che donano meno il sangue. » quanto rivela uno studio condotto dal Censis e commissionato dalla Fidas. Proprio a loro è indirizzata la campagna di sensibilizzazione promossa dalla Federazione italiana associazioni donatori di sangue per far sì che le donazioni non diminuiscano nei prossimi anni. E il rischio è proprio questo, spiega la Fidas. Dalla ricerca del Censis emerge come se qualcosa non cambia, nei prossimi otto anni la quota dei donatori scenderà del 3%. Con gravi ripercussioni su tutto il Sistema sanitario nazionale. Mantenendo costante il numero di donatori per 1.000 residenti e l'indice di donazione, infatti, la riduzione dei giovani donatori è stimabile nel 4,5%, con un -2,9% complessivo di donatori e unità di sangue raccolte. Una contrazione destinata a pesare soprattutto sulle regioni del Mezzogiorno (-5,3%), e in particolare fra i giovani (-4,5% a livello nazionale tra i 18-28enni, -17,1% nel Sud e nelle Isole). I donatori di sangue occupati risultano, inoltre, il 74,7%, mentre gli inattivi (casalinghe, pensionati, studenti) rappresentano solo il 21%. Ma come invertire questa preoccupante tendenza? Nell'opinione degli stessi donatori intervistati, le misure da adottare per incrementare le donazioni vanno dal coinvolgimento delle scuole, alle campagne di sensibilizzazione, con la partecipazione di testimonial del mondo dello sport, dello spettacolo, del cinema. Ma anche eventi formativi e iniziative culturali e musicali. Per questo Fidas ha ideato e presentato una nuova campagna di comunicazione che mira ad attrarre nel mondo della donazione i giovani, le donne e gli immigrati, ancora poco rappresentati nel panorama dei donatori di sangue. Oggi infatti c'è una netta prevalenza dei donatori di sesso maschile (68,8%) sulle donne (31,2%)
"La campagna mira a coinvolgere tre fasce di popolazione che è necessario avvicinare e poter incrementare per poter far fronte ad una possibile carenza dettata dal decremento demografico ha spiegato Aldo Ozino Caligaris, presidente Fidas . Abbiamo indirizzato la campagna a loro cercando di stimolare quelle che sono le cosiddette "scuse" che si avanzano per non donare, cioè la mancanza di tempo, la paura, il pensiero che comunque lo possa fare qualcun altro e che non coinvolge noi direttamente. Quindi facendo leva su questi temi in maniera molto semplice e mirata speriamo che la campagna possa portare ad affrontare questa emergenza e rispondere al fabbisogno dei prossimi anni".
"Ci vuole più coraggio a trovare una scusa che a donare il sangue". Questo lo slogan della campagna di comunicazione realizzata in collaborazione con lo Ied, Istituto europeo di design, a cui hanno lavorato sei studenti provenienti da viarie parti del mondo. E i poster realizzati per la campagna riportano proprio le tre diverse categorie con tanto di scuse: "» troppo doloroso" o "Non ho tempo". Ma per Caligaris, si può ancora invertire la rotta descritta per i prossimi anni, puntando proprio ai soggetti meno coinvolti. "La nostra esperienza e lo studio mettono in evidenza che abbiamo una risposta da queste persone a livello emotivo ha spiegato il presidente Fidas . Quando c“è una carenza di sangue dettata da un“emergenza dei terremoti, dall“amico, dal parente o conoscente che ci tocca da vicino magari c“è la disponibilità a donare. Non si ha invece la percezione che questo gesto debba essere continuativo, che non può essere lasciato soltanto all“emotività ma che deve essere effettuato in maniera costante proprio per un“appartenenza ad un tessuto sociale e ad una realtà che ha necessità di avere un contributo continuo. L“unico modo oggi per avere il sangue e per avere il plasma è attraverso la donazione. Il sangue non si fabbrica in laboratorio. Soltanto un gesto volontario, responsabile e periodico possono garantire questo presidio che abbiamo visto quante ricadute ha sull“assistenza del cittadino e del malato".