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La disabilità fa reddito

Data: 28/06/2012
Categoria: Altre News

Presentata alle associazioni di persone disabili la nuova bozza della riforma dell'Isee che considera reddito gli aiuti monetari alla disabilità

Brutta sorpresa per le associazioni delle persone disabili che il 20 giugno scorso hanno avuto accesso alla seconda bozza sulla riforma dell'Isee: la disabilità fa reddito. Gli aiuti monetari che lo Stato riconosce alle persone con disabilità (assegni di cura, indennità di accompagnamento, pensioni), ma anche i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, faranno reddito così come le carte di debito e i buoni spendibili per l’acquisto di servizi se denominati in euro. Un'ipotesi pesante che sta suscitando aspre critiche.Sono tanti gli ambiti in cui incide la definizione del nuovo Isee che deciderà sull'accesso a molte prestazioni sociali, comprese quelle relative a disabilità e non autosufficienza. 
Due le principali novità rispetto all'Isee oggi in vigore: la considerazione, per la stima della condizione reddituale, del nucleo familiare del beneficiario - compresi per determinate condizioni i figli non conviventi, che "valgono" una componente aggiuntiva - e il conteggio nel patrimonio dell'interessato delle donazioni recenti (fatte nei tre anni precedenti) di immobili a favore di persone tenute agli alimenti nei suoi confronti. Misure che sintetizzano l'obiettivo del ministero: mettere a punto strategie mirate di selezione dei beneficiari delle prestazioni, in un'ottica di equità e in un quadro di scarsità delle risorse disponibili. E, inoltre, porre un argine alle "furbizie" che oggi azzerano il reddito del potenziale beneficiario alla vigilia della richiesta di prestazioni.
Più in generale, la condizione di disabilità incide sul calcolo del reddito: all'ammontare complessivo andranno sottratte le spese sanitarie fino a 6mila euro e le spese o franchigie riferite al nucleo familiare e modulate per le differenti ipotesi in cui esso comprenda persone con disabilità media, grave o non autosufficienti.

Secondo le simulazioni della Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap), “la madre di tutte le iniquità” è quindi la decisione di includere nell’indicatore Isr (quello reddituale che insieme a quello patrimoniale determina l’Isee) anche “trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, comprese carte di debito e buoni spendibili per l’acquisto di servizi denominati in euro, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche”. Una scelta che, combinata con l'eliminazione dalla scala di equivalenza del parametro aggiuntivo di 0,50, attualmente previsto nel caso di presenza nel nucleo di una persona con disabilità grave o non autosufficiente, comporterebbe effetti distorsivi, a svantaggio proprio dei disabili più gravi e dei non autosufficienti.



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