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Carcere, Strasburgo condanna ancora l'Italia

Data: 20/07/2012
Categoria: Altre News

La detenzione di persone in età avanzata e malate è in conflitto con la Convenzione che vieta trattamenti degradanti. Intanto, in Puglia i detenuti sono in sciopero della fame

La Corte di Strasburgo bacchetta ancora l'Italia sul tema delle carceri. Con la sentenza depositata il 17 luglio il Bel Paese è stato condannato in merito alla detenzione per un periodo prolungato di persone in età avanzata e per di più malate. In questi casi, infatti, viene violato l'articolo 3 della Convenzione che vieta i trattamenti disumani e degradanti. Secondo la Corte lo Stato anche se non ha intenzione di umiliare un detenuto malato, agisce in conflitto con la Convenzione se costringe il detenuto affetto da una grave patologia a vivere in una struttura carceraria incompatibile con il suo stato di salute. Le autorità nazionali, infatti, devono accettare la situazione in base alla verifica sull'età e sulla qualità delle cure che va fatta nel caso concreto. Lo Stato, inoltre, deve mettere in atto tutte le misure necessarie non solo per evitare trattamenti degradanti ma anche per tutelare lo stato di salute del detenuto, agendo per lo più in maniera rapida. 

Una sentenza che arriva nei giorni dello sciopero della fame dei detenuti pugliesi che dal 18 luglio protestano pacificamente per riportare nell'agenda politica l'attenzione sull'amnistia e sui diritti delle persone detenute. Per quattro giorni la parola d’ordine dei detenuti sarà “sciopero della fame e del silenzio” per gridare all'attenzione politica su questi temi. A Bari per esempio, i detenuti hanno chiesto che i generi di prima necessità che dovrebbero servire alla preparazione dei pasti vengano distribuiti alla Caritas locale.

Secondo il Rapporto Antigone in Puglia il sovraffollamento è al 188%, il tasso più alto d'Italia e le condizioni di vita sono spesso disumane. Solo per fare un esempio, nel carcere leccese di Borgo Sani Nicola, sono assegnati 718 agenti di polizia penitenziaria ma circa 200 sono quelli assenti. Di questi 140 hanno certificati brevi, ma 61 soffrono di patologie depressive. 251 i poliziotti effettivi nei reparti e nelle sezioni a fronte di oltre 1.400 detenuti con 8 educatori e 6 psicologi, cioè 1 educatore ogni 180 detenuti e uno psicologo ogni 240 reclusi. Sono tra i dati del rapporto “Visti da noi”, curato dal CSV Salento e pubblicato alla fine del 2011. 
Intanto, proprio in concomitanza con la protesta dei detenuti, parte anche l'iniziativa del sindacato autonomo di polizia penitenziaria che in tutti gli istituti pugliesi ha indetto delle assemblee per valutare la possibilità di adottare misure idonee per garantire condizioni umane e decorose non solo per i detenuti ma anche per gli agenti. “La grave carenza di organico che vede la regione Puglia con un fabbisogno di almeno 500 agenti – spiega ancora Pilagatti - non consente più alcun giochetto poiché i carichi di lavoro hanno superato in maniera stabile le 8/9 ore con un solo agente che in talune situazioni, deve controllare più di cento detenuti” 



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