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"È sport, non disabilità"

Data: 28/08/2012
Categoria: Altre News

L'invito a utilizzare una terminologia diversa nei confronti delle persone disabili che partecipano alle Paraolimpiadi di Londra arriva da Phipip Craven, presidente del Comitato paraolimpionico

“Le parole sono importanti” chiosava Nanni Moretti in un vecchio film. A ribadirlo è Phipip Craven, presidente del Comitato Internazionale Paralimpico in un'intervista al quotidiano britannico “The Guardian” in merito all'uso della parola “disabile” nella  copertura giornalistica dei giochi paralimpici. «Questo è sport, non disabilità. Io provengo dallo sport», dice Craven, che ha rappresentato il Regno Unito nella pallacanestro in carrozzina tra il 1972 e il 1988. «Non va rimpiazzata come parola, basta usare la terminologia che si usa nello sport. Nessuno vorrebbe essere definito come qualcosa che non funziona bene».
L'uso della terminologia giusta nell'ambito della disabilità e delle minoranze in generale è sicuramente una questione considerata dai più una sottigliezza quasi ossessiva, ma nel tempo le parole si sono evolute e hanno rappresentato un termometro di crescita civile. È stato, ad esempio, cancellato il termine “spastico” e si sta dimenticando progressivamente “handicappato”. Per Craven, infatti, è importante bloccare il messaggio che non esista nulla di positivo nelle persone disabili. Basti pensare che si parla di persone “costrette alla sedia a rotelle” quando per chi non può usare le gambe la carrozzina è sinonimo di libertà.
Nel ParalympicsGB, però, la guida ufficiale per i media, l'uso dell'espressione "persona disabile" viene considerato perfettamente conforme alla legge sull'uguaglianza del 2010. 



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