Alzheimer, i malati si nascondono anche dai familiari
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Nel rapporto diffuso da Alzheimer Italia, in occasione della giornata mondiale della malattia, emerge che un malato su cinque nasconde la diagnosi ai familiari per non essere emarginato

In occasione della giornata mondiale dell'Alzheimer, che cade il 21 settembre, l'Organizzazione mondiale della sanità ha redatto un rapporto diffuso poi da "Alzheimer Italia", nel quale si evidenzia che il 40% dei malati intervistati accusa di non sentirsi accettato per colpa della malattia. Motivo per il quale un malato su cinque nasconde la diagnosi anche ai propri familiari.La curatrice del rapporto, Nicole Batsch, ha dichiarato che i malati vorrebbero essere trattati come persone normali e che si pensasse di più alle loro abilità residue che non alle loro incapacità. Stando a quanto emerso, i malati sono più propensi ad omettere le reali condizioni fisiche piuttosto che rischiare di subire un'emarginazione, di essere stigmatizzati.
Secondo una stima dell'Adi (Alzheimer’s disease international), sono 36 milioni le persone nel mondo affette da demenza (erano 24 milioni nel 2009). In Italia si contano un milione di malati, di cui 20mila risiedono a Milano. I numeri sono relativi al Rapporto mondiale Alzheimer 2011, all'interno del quale si prospetta anche che i malati sarebbero destinati a raddoppiare ogni venti anni, raggiungendo i 115 milioni nel 2050. Altro dato preoccupante è che tre quarti dei malati nel mondo non ricevono diagnosi e sono quindi esclusi da qualsiasi cura o trattamento.
I sintomi riscontrati nella maggior parte dei casi di demenza sono l'alterazione della memoria, pensiero, ragionamento, linguaggio, orientamento, personalità e comportamento severo, non sempre però vengono riconosciuti in tempo e spesso sottovalutati e fatti rientrare nel normale processo di invecchiamento dell'essere umano.
Una volta scoperti, i malati preferiscono non parlarne per evitare di subire emarginazione, così come emerge dai risultati delle interviste diffusi dall'Oms, dove si legge: "Sei malati su dieci fra coloro che si sentono emarginati dicono di essere evitati anche da amici e parenti; un familiare su cinque, inoltre, percepisce sensazioni negative nei suoi confronti, mentre il 28% ritiene di essere trattato in modo diverso o addirittura escluso".
Il problema pone un grande interrogativo su come scongiurare il rischio isolamento dei malati. Alla domanda posta al campione degli intervistati, la maggior parte di loro ha risposto che serve maggiore informazione. Metà dei 2.500 malati e familiari rientrati nel rapporto ha affermato che servono maggiore educazione e consapevolezza. Anche perché una diagnosi precoce seguita da un'apposita cura con farmaci e trattamenti psicologici,potrebbe migliorare le capacità cognitive, l'autonomia e la qualità di vita dei soggetti nella fase iniziale della patologia.
La parola chiave, quindi, è conoscere. E vanno in questa direzione le dieci raccomandazioni date a governi e società, scritte alla fine del volume pubblicato dall'Oms, dove ai primi posti ci sono: "educare il pubblico", "ridurre l'isolamento delle persone affette da demenza" e "dare voce alle persone con demenza".
Inoltre, l'Oms chiede maggiore coinvolgimento delle persone con demenza nelle comunità locali, più sostegno ed educazione di parenti e volontari, il miglioramento della qualità dell'assistenza e della formazione dei medici di base, lo stimolo dei governi a istituire piani nazionali per l'Alzheimer e un miglioramento qualitativo della ricerca.
Nel Salento, in occasione della "Settimana di prevenzione dell'invecchiamento mentale", lo studio medico dove effettuare un check-up gratuito, fino a sabato 22 settembre, è a Martano, presso la dottoressa Maria Rosaria Tamborrino, via Teofilo 80, 73025 - Martano (LE).
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