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Razzisti si diventa

Data: 22/10/2012
Categoria: Altre News

Secondo uno studio dell'UNCLA sulle reazioni alle foto di persone di origini etniche diverse, fino a 14 non c'è reazione biologica alla presenza del diverso

Il razzismo? È un fenomeno culturale e non biologico. A dimostrarlo uno studio dell’UCLA intitolato "Amygdala Sensitivity to Race Is Not Present in Childhood but Emerges over Adolescence" e pubblicato sul Journal of Cognitive Neuroscience da Eva Telzer e altri tre ricercatori dell’Università della California di Los Angeles. Secondo lo studio, fino a 14 anni il cervello non reagisce alla percezione di un "diverso" e poi lo fa in maniera inversamente proporzionale al tasso di multietnicità delle proprie relazioni. Sugli adulti, invece, la percezione di una razza differente è associata a un incremento di attività dell'amigdala, cui fanno capo le emozioni e la paura, e questo ha spinto alcuni a dare un fondamento biologico alla xenofobia. Lo studio dell’Ucla si è però concentrato sui più piccoli. Trentadue bambini e adolescenti tra i 4 e i 16 anni hanno osservato foto di volti di persone di origini etniche diverse mentre l’attività del loro cervello veniva scansionata con una risonanza magnetica. La "sensibilità razziale" dell’amigdala è stata registrata solo in ragazzi con almeno quattordici anni, per quelli più piccoli vedere una persona con pelle e tratti somatici diversi non ha sul cervello effetti differenti da un incontro con dei "simili". Inoltre, la reazione rilevata negli adolescenti è inversamente proporzionale al tasso di multirazzialità del gruppo che frequentano. "Questi risultati suggeriscono che i pregiudizi neurali sulla razza non sono innati e che la razza è una costruzione sociale, che si impara col tempo" notano gli autori dello studio.



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