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Imu per il non profit, che confusione

Data: 28/11/2012
Categoria: Altre News

Per il Forum Terzo Settore il regolamento che definisce le esenzioni per il pagamento della tassa sugli immobili per gli enti non commerciali presenta punti di confusione e criticità

Sono ancora numerosi i quesiti aperti rispetto alla questione del pagamento dell'Imu al non profit. Nella Gazzetta Ufficiale n. 274 del 23 novembre 2012 è stato pubblicato il decreto 19 novembre 2012 n. 200 del Ministero dell'Economia e delle Finanze, che individua, ai fini dell’esenzione Imu, le attività non commerciali e quelle commerciali, nel caso in cui un ente non commerciale utilizzi un immobile con modalità mista, cioè in compresenza delle une e delle altre. Secondo il regolamento l’esenzione dal pagamento dell’Imu è dovuto solo per le attività non commerciali e definisce quindi i requisiti che un'organizzazione deve possedere per essere definita tale: il divieto di distribuire utili, l'obbligo di reinvestire gli eventuali utili per scopi di solidarietà sociale e infine l'obbligo, in caso di scioglimento, che i fondi residui saranno devoluti ad altro ente non commerciale. All'articolo 4, però, vengono definite ulteriori condizioni legate alla non commerciabilità, distinte per settore di attività dell’ente: assistenziali e sanitarie, didattiche, ricettive, culturali e ricreative oppure sportive. In questi casi, se l’ente è accreditato o convenzionato, le attività devono essere gratuite o possono essere richiesti “eventuali importi di partecipazione alla spesa”, se invece l’ente non è accreditato né convenzionato, le attività devono essere gratuite o può essere chiesto un versamento di corrispettivi di “importo simbolico” e, comunque, «non superiore alla metà dei corrispettivi medi previsti per analoghe attività svolte con modalità concorrenziali nello stesso ambito territoriale, tenuto anche conto dell’assenza di relazione con il costo effettivo del servizio». Il punto è che nel regolamento non vengono definiti termini essenziali quali “retta simbolica” o importo “non superiore alla metà dei prezzi medi di mercato”.

Il Forum Terzo Settore denuncia in una nota una serie di perplessità in merito, che non riguardano esclusivamente la polemica tra Stato italiano e Chiesa cattolica. «Il nodo cruciale è proprio uscire da questa controversia e considerare che le norme sul pagamento dell’Imu interessano l’intero e variegato mondo del non profit – oltre 235mila organizzazioni, tra le quali, anche quelle di matrice cattolica. Un mondo che occupa, in Italia, circa 750mila persone in forma retribuita e impiega oltre 3milioni di volontari, che contribuisce al 5% del Pil e fornisce servizi fondamentali ai cittadini – dalle mense ai dormitori, dall’assistenza ai disabili alla cura degli anziani, dalla protezione civile alla difesa del patrimonio culturale – con pochissimi sostegni ed incentivi».



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