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Carcere disumano, la Corte europea condanna l'Italia

Data: 09/01/2013
Categoria: Altre News

La causa è il sovraffollamento. Nel 2011 il dossier Visti da noi del CSV Salento denunciava la grave situazione del carcere di Lecce nell'approfondimento "Scoppiare di carcere"

Solo pochi giorni fa a Lecce un detenuto somalo di 38 anni si è tolto la vita nel penitenziario di Borgo San Nicola, a Lecce, impiccandosi in una delle celle dell'infermeria. L'uomo era detenuto da circa un anno per reati contro il patrimonio. Al momento del suicidio nella struttura carceraria erano presenti 1.400 persone detenute, con un indice di sovraffollamento del 120%.

Sono tra le ragioni che hanno fatto sì che la Corte europea dei diritti umani in questi giorni abbia condannato l'Italia, colpevole di violare i diritti dei carcerati, tenuti in celle di circa 3 metri quadrati. E sono decisamente i numeri del carcere leccese che nel dossier Visti da noi del CSV Salento si stimavano essere identiche a quelle di una bara. Le dimensioni di una bara sono generalmente di 1,70 metri di lunghezza, 40 centimetri di altezza. All’incirca lo spazio che un detenuto del carcere Borgo san Nicola di Lecce ha per tutto il tempo della sua detenzione, che siano mesi, anni, il resto di una vita. Chi dorme “sull’attico” dei letti a castello, aprendo gli occhi la mattina ha solo 50 centimetri di spazio dal soffitto.  

I richiedenti presso la Corte europea dei diritti umani, 7 detenuti che hanno scontato la propria pena nelle carceri di Busto Arsizio e Piacenza (i signori Torreggiani, Bamba, Biondi, Sela, El Haili, Hajjoubi e Ghisoni) hanno denunciato di aver occupato celle di 9 metri quadrati ognuno insieme ad altre due persone. Hanno sostenuto di essere stati senza acqua calda e, alcuni, senza una giusta illuminazione. La Corte ha constatato che il problema del sovraffollamento carcerario in Italia non riguarda soltanto i casi dei richiedenti. Rileva che il carattere strutturale e sistematico del sovraffollamento nelle carceri italiane risulta chiaramente dai termini della dichiarazione dello stato d'emergenza proclamato dall'allora presidente del Consiglio nel 2010. La Corte ha condannato l'Italia per il trattamento definito inumano e degradante dei detenuti ed anche al pagamento agli stessi di 99.600 euro in totale per danni morali, oltre a 1.500 euro ciascuno a Sela, El Haili, Hajjoubi e Ghisoni per le spese. 



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