Piu' poverta', piu' comunita': gli alveari del reciproco sostegno
Categoria: Altre News
Un articolo di Gad Lerner apparso sull'ultimo numero di Nigrizia

Le statistiche sulla poverta’ ormai ci avvolgono sempre piu’ da vicino e non possono piu’ essere ignorate. Certo, la distanza dei nostri redditi e della nostra ricchezza resta notevole rispetto alla miseria dei nostri vicini residenti sulla sponda meridionale del Mediterraneo. Pero’ la linea di tendenza e’ chiara: la ricchezza si sta spostando altrove, la vecchia Europa cede il passo e consuma le sue robuste sacche di grasso, tirando ogni anno di piu’ la cinghia. I giovani, ridotti a minoranza della popolazione, restano senza lavoro e si acutizzano le tensioni all’interno delle famiglie che li hanno in carico. Queste tensioni esplodono, poi, quando a perdere il lavoro e’ anche un’appartenente alla generazione dei padri, cioe’ i cinquantenni ancora troppo lontani dalla pensione ma difficilmente riciclabili in un’occupazione alternativa.
Con il 2013 giungiamo al quinto anno consecutivo di crisi. Il reddito delle famiglie italiane e’ sceso ai livelli di vent’anni fa. Calano i consumi e s’intaccano i risparmi. Ho l’impressione che una realta’ a lungo dissimulata anche da parte di chi la viveva, magari per la vergogna di passare come perdenti in una societa’ edonistica e competitiva, ora stia imponendosi come senso comune. Anch’io che ho la fortuna di essere un benestante conto fra i miei amici numerosi coetanei che hanno perso il lavoro. Costretti a inventarsi dei rimedi per cavar fuori un reddito provvisorio negli anni che li separano dalla pensione (oltretutto spesso di entita’ modesta).
Prevedo che a cambiare non saranno solo gli stili di vita, per via dell’inevitabile compressione dei consumi. Ma che una volta superato l’imbarazzo di vivere in pubblico la caduta nell’indigenza -quando essa figura dato comune a molti- sara’ possibile la propagazione di nuove forme di convivialita’ e di mutualismo. Per dirla con parole semplici, inventeremo modalita’ pratiche di aiuto reciproco, la messa in comune di beni, l’assistenza in ambito comunitario e non solo familiare, gia’ oggi diffuse ma senza trasformarsi in sistema, come sarebbe necessario.
Molti amici di sinistra mi criticano quando auspico la trasformazione delle sedi sindacali e politiche, insieme all’associazionismo solidale, in alveari del reciproco sostegno. L’obiezione e’ che ci deve pensare lo Stato, non dobbiamo rinunciare alla grande conquista pubblica del welfare. Tutto giusto, ci mancherebbe, non fosse che la realta’ dell’impoverimento diffuso procede troppo in fretta per rimanere aggrappati a dei capisaldi ideologici. Negli anni prossimi la sofferenza sociale aumentera’, ormai e’ evidente, a prescindere dall’arresto o meno della caduta del Pil. Vogliamo attrezzarci? Se vogliamo pretendere dalla politica che metta al primo posto della sua azione la lotta contro la poverta’, bisogna circondarla di esperienze pratiche dal basso che le diano la spinta e il buon esempio.
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