100 super ricchi per abbattere la poverta'
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Togliere ai ricchi per dare ai poveri. Se solo si attuasse il motto di Robin Hood la povertà scomparirebbe davvero. L'Oxfam lancia il suo appello per ridurre l'ineguaglianza globale

Il motto di Robin Hood "Togliere ai ricchi per dare ai poveri" se attuato davvero farebbe sparire i poveri: basterebbero 100 super ricchi per sconfiggere la povertà nel mondo.
A sostenerlo è l'Oxfam, il network internazionale di organizzazioni di paesi diversi che si impegna contro la povertà e l’ingiustizia. La rete, in occasione del World Economic Forum, in programma la prossima settimana a Davos, ha presentato un dossier “Il costo dell’ineguaglianza: come la ricchezza e i grandi redditi danneggiano tutti noi” dove mette in rilievo che i 240 miliardi di dollari di reddito netto dei 100 super-ricchi del mondo costituiscono una cifra ben quattro volte superiore a quella che servirebbe per sconfiggere definitivamente la povertà nel mondo.
Da questo dato scaturisce l'appello di Oxfam che chiede ai leader mondiali di frenare l’impennata dei grandi redditi, che nonostante la crisi non hanno smesso di crescere (si calcola che negli ultimi 20 anni, l’1% delle persone più ricche ha aumentato il reddito del 60%), e di impegnarsi a ridurre l’ineguaglianza globale.
«Il tema delle grandi ricchezze non è solo etico, ma economico, viste le inefficienze di sistema che si generano, e poi politico, per via delle divisioni sociali e i danni all’ambiente - si legge in una dichiarazione rilasciata da Elisa Bacciotti, direttrice campagne di Oxfam Italia -. Il fatto che la ricchezza di pochi possa diffondere benessere è una favola, anzi è vero quasi sempre l’esatto contrario. La concentrazione delle risorse nelle mani dell’1% della popolazione mondiale ha depresso le attività economiche e reso la vita di tutti più difficile. In particolare di coloro che si trovano ai gradini più bassi della scala economica. In un mondo dove anche le risorse fondamentali, come terra e acqua, scarseggiano sempre più, non possiamo permetterci di concentrare il massimo della ricchezza nelle mani di pochi, lasciando alla stragrande maggioranza solo la possibilità di lottare per spartirsi quel che resta».
La ricchezza concentrata nelle mani di pochi ha anche rispercussioni sull'ambiente. A quanto pare, l’1% dei super-ricchi ha un impatto 10mila volte superiore a quello di un cittadino medio degli Stati Uniti. Per rafforzare la sua tesi Oxfam prende come esempio il Brasile e tutti i Paesi dove il rapido sviluppo si è accompagnato al principio di uguaglianza; l'associazione cita inoltre il New Deal di Franklin D. Roosevelt, che favorì la riduzione della disuguaglianza e il contrasto ai diritti acquisiti, dicendo già nel 1936: “Per troppi di noi la conquista dell’uguaglianza politica non avrebbe avuto senso a fronte di una perdurante diseguaglianza economica”.
«Abbiamo bisogno di un new deal globale per rovesciare decenni di crescente ineguaglianza - continua Bacciotti - Come primo passo, i leader mondiali dovrebbero impegnarsi formalmente a ridurre l’ineguaglianza, per riportarla ai livelli del 1990. Dai paradisi fiscali fino alle deboli leggi a tutela del lavoro, i ricchi beneficiano di un sistema economico che è stato alterato per favorirli. E’ tempo di riformare il sistema nell’interesse di tutta l’umanità e non solo di una élite».
Tra le azioni che si potrebbero attuare subito: la chiusura dei paradisi fiscali, che detengono circa 32 trilioni di dollari, ossia un terzo della ricchezza globale. In questo modo si consegnerebbe 189 miliardi di dollari alle entrate fiscali. E poi si potrebbero introdurre aliquote fiscali minime per le società per azioni a livello globale; misure di sostegno ai salari rispetto ai redditi da capitale certi; l’aumento degli investimenti nei servizi pubblici gratuiti e nelle reti di sicurezza.
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