Italia maglia nera per lavoro e poverta'
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Un rapporto dell'Istat e uno di Rete imprese Italia presentano un quadro economico del paese poco rassicurante: calano i redditi; diminuiscono i lavoratori e la burocrazia soffoca le imprese

L'Italia è ancora in piena crisi, stando a quanto riportato da due studi che fotografano diversi aspetti della situazione economica del Paese.
Il rapporto Istat ‘Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo’ ritiene i dati sull’inattività e sull’occupazione italiana tra i peggiori d’Europa. Lo studio, altro non è che una produzione di indicatori su diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali che permettono di relazionare l'Italia con il resto d'Europa. Dai dati registrati nel 2011 risulta a lavoro solo il 61,2% delle popolazione tra i 20 e i 64 anni, peggio solo l’Ungheria e la Grecia. Ancor più critico il tasso d’inattività (che misura chi non ha un posto né lo cerca) che tocca il 37,8% della popolazione, secondo solo a quello di Malta. Sono 8,2 milioni gli italiani che versano in condizioni di povertà relativa la cui soglia scatta, per un nucleo di due componenti, quando la spesa media mensile per persona è al di sotto dei 1.011 euro mensili. Il 3,4 % vive in condizioni di povertà assoluta. Preoccupano anche le disuguaglianze: già nel 2010 quasi sei famiglie su dieci presentavano un reddito netto inferiore a quello medio annuo.
Un altro rapporto presentato è quello di Rete impresa Italia, nel quale si afferma che il reddito di ogni italiano nel 2012 è calato del 4,8 per cento, perdendo in valori assoluti 879 euro. Rete Imprese Italia prevede inoltre un ulteriore calo nel 2013, con un reddito procapite pari a 16.955 euro (erano 17.337 euro nel 2012). Per tornare a un livello simile occorre fare un balzo indietro di 27 anni, al 1986.anche i consumi reali pro capite, scesi al livello del 1998. Anche i i consumi reali pro capite sono scesi fino al livello del 1998 con poco più di 15.500 euro, ben lontani dal picco del 2007 (17.121 euro). Nel 2012, la pressione fiscale è salita al 56% e la burocrazia non ha certo facilitato la vita a nessuno, rendendo più complicata l'attività di impresa con 120 adempimenti fiscali e amministrativi all'anno, uno ogni 3 giorni. Per ottenere una sentenza di fallimento e di insolvenza i tempi in Italia si allungano: un anno e otto mesi contro i 12 mesi del Regno Unito e i 14 della Germania. I tempi si allungano ulteriormente se la sentenza riguarda il rispetto di un contratto: in Italia servono 1.210 giorni, contro i 390 della Francia, i 394 della Germania e i 399 del Regno Unito. Differenze abissali si contano anche nel ritardo nei pagamenti di credito della Pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese: 180 giorni. Sei volte di quanto serve in Germania. La situazione del credito non tende a migliorare.
«Nell'ultimo anno – dice Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio e Rete Imprese Italia – il sistema del credito ha ridotto di 32 miliardi l'erogazione di finanziamenti alle aziende». Tali difficoltà non aiutano per niente il commercio, ed ecco che son tante le imprese che chiudono battenti. Nel 2012, da gennaio a settembre il saldo tra iscrizioni e cessazioni, per quanto riguarda i servizi di mercato, è di -53.234, mentre per l'artigianato è di -16.912 a fronte di un saldo che nell'analogo periodo del 2011 era stato rispettivamente di -41.347 e di -10.179.
Rete Imprese Italia invita a reagire, per questo ha proclamato per il prossimo 28 gennaio una giornata di mobilitazione nazionale.
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