Minori fuori famiglia, interviene il Tavolo
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Il Tavolo nazionale affido interviene commentando i dati riguardanti le indagini sui minori allontanati dalla famiglia e avanza sei richieste alle istituzioni

A seguito dei risultati dell'indagine “Bambine e bambini allontanati dalla famiglia d’origine. Affidamenti familiari e collocamenti in comunità - dati al 31.12.2010”, condotta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dal Centro Nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, il Tavolo nazionale affido aveva sottolineatio che sulla questione si interviene meno del necessario, spesso tardi e con progetti insufficienti.
Alla luce di quanto sostenuto poi nel documento “Riflessione sulla situazione di minori in affidamento o in comunità in Italia”, dove si evidenziano alcuni elementi di forte preoccupazione (le complesse situazioni familiari di origine determinanti l’allontanamento dei minori e che condizionano le possibilità di rientro; la prevalenza del ricorso all’inserimento in comunità piuttosto che in affido familiare; la frammentarietà dei percorsi dei minori che spesso passano da un’accoglienza all’altra, giusto per citarne alcuni) il Tavolo avanza sei richieste agli organi di governo centrali, regionali e locali.
"Tra il 31.12.2008 e il 31.12.2010 assistiamo ad una riduzione del numero dei minori fuori famiglia di circa 1.400 unità (passaggio dai 30.700 del 2008 ai 29mila del 2010) pari al 4,6%. Se si tratta di una variazione reale (la disomogeneità dei sistemi di monitoraggio e raccolta dei dati impedisce di dare a questo gap una fondatezza assoluta) la differenza, seppur di minima entità, indica una riduzione del numero di minori allontanati - si legge nel documento -. In tal caso dovremmo chiederci se si tratti di una “riduzione del bisogno” (il che sarebbe indicativo di una migliore capacità di prevenzione degli allontanamenti e di un migliore stato di salute delle famiglie di origine) o se, invece, siano i primi segnali di una ridotta capacità di tutela (causata dalla progressiva contrazione delle risorse impiegate nel welfare) che lascerebbe non protetto un crescente numero di bambini e ragazzi".
Le sei richieste, invece sono:
Allo Stato, di fissare i livelli essenziali per rendere esigibili i diritti civili e sociali così come previsto dall'Art. 117 della Costituzione italiana a cui deve fare riferimento la definizione delle prestazioni sociali;
Allo Stato e alle Regioni, di completare quanto prima il processo di attivazione di un sistema informativo nazionale dei servizi sociali che permetta di avere dati aggiornati, omogenei, confrontabili;
Alle Regioni, di adottare tutti gli atti normativi necessari a che le recenti Linee di Indirizzo trovino compiuta attuazione nei territori di loro competenza;
Allo Stato, alle Regioni e agli Enti Locali: sotto il profilo economico, di disporre stanziamenti adeguati ad assicurare l’effettiva tutela del diritto dei bambini e dei ragazzi a crescere in famiglia, anche mettendo in conto una revisione degli attuali sistemi di allocazione delle risorse finanziarie; sotto il profilo umano, di implementare la cultura della condivisione della progettualità tra i diversi soggetti, della trasparenza degli atti che riguardano i minori e dell’ascolto dei minori, favorendo forme che ne valorizzino il pensiero e il vissuto;
Alla Conferenza Stato – Regioni, di definire gli standard minimi per le diverse tipologie di comunità a cui le singole normative regionali devono far riferimento, in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, garantendo altresì un effettivo monitoraggio circa l’esistenza e il mantenimento degli standard richiesti, prevedendo atti formali di sospensione o cessazione dell’attività, laddove ciò non si verifichi;
A tutte le Istituzioni competenti in materia di affidamento familiare, di valorizzare, secondo le rispettive competenze, la collaborazione non sostitutiva che può essere offerta dalle associazioni familiari e dalle reti di famiglie, a effettivo supporto e sostegno degli affidatari.
In allegato il documento del Tavolo
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