Un fotogramma per don Tonino
Categoria: Altre News
E' in fase di montaggio il docufilm su don Tonino Bello, che ha lo scopo di rendere attuali le sue parole. Intanto si prepara il lancio della campagna per contribuire alla realizzazione

Manca poco per il lancio e l'adesione alla campagna "Adotta un fotogramma per don Tonino": il progetto prevede che chiunque può contribuire alla realizzazione del film documentario su don Tonino Bello, indimenticabile vescovo di Molfetta, con una donazione (minimo 50 euro, corrispondenti al valore simbolico di un fotogramma).
Chi aderisce troverà il suo nome all'interno del cofanetto del dvd e una citazione nei titoli di coda del film. Le scene sono già state girate tutte e adessoo si è in piena fase montaggio. Il film, diretto dal regista Edoardo Winspeare e prodotto da prodotto da Pax Christi e dal mensile “Mosaico di Pace”, ha lo scopo di rendere attuali, il pensiero pedagogico e il messaggio cristiano dell'indimenticabile vescovo di Molfetta, morto il 20 aprile 1993.
L'idea è stata accolta con entusiasmo da tutti. Chi vuole, puo’ donare con: IT 50 D 05018 02800 000000149209 presso la filiale di Banca Etica – Firenze – Beneficiario “Pax Christi” – Causale “Contributo docufiction”. Per informazioni e comunicazioni: docufiction@paxchristi.it.
Il regista Winspeare ha scelto di trasmettere alcune riflessioni sui temi dell’economia e della politica, attraverso alcuni passaggi metaforici: il viaggio di un uomo, la ricerca di un orizzonte più vasto, il desiderio di pace e convivenza. Dice Don Tonino Dell’Olio di “Mosaico di Pace”: «E a noi sembra davvero un frammento di sogno del profeta della pace, che si realizza con una dimensione comunitaria. Perché tutti sappiano. Tutti vedano. Tutti si sentano protagonisti. Una pace costruita dal basso, come parte della coscienza e della responsabilità di ciascuno».
Sono rimaste nella mente di ognuno le battaglie e le scelte coraggiose di don Tonino, capace sempre di coniugare la dimensione orizzontale della fede a quella verticale della denuncia e dell’azione sociale. Voleva una “Chiesa del grembiule”, in grado di sporcarsi le mani, di porsi accanto a quell’umanità borderline, che fu sempre motivo ispiratore e regolatore del suo percorso, era contro la "Chiesa del potere". Negli anni '80 è stato sempre in proma fila accanto agli operai licenziati delle acciaierie di Giovinazzo, nel barese, appena vescovo apre la casa vescovile agli sfrattati di Molfetta, fonda la Casa della Pace, la comunità per i tossicodipendenti Apulia, un centro di accoglienza per immigrati. Impegnato sui temi del disarmo e dell’antimilitarismo (Il tempo delle guerre sante, delle guerre giuste –dirà- è finito per sempre. Le guerre sono sempre e soltanto sporche) fu ispiratore e guida –sebbene già malato di tumore- della marcia pacifica a Sarajevo nel dicembre del 1992.
Per la smilitarizzazione dei cappellani militari, schierato con fierezza contro le élite politiche, economiche e militari, propose di dotare l’Onu di un contingente non armato di obiettori di coscienza come cuscinetto umano nelle zone di frontiera in Bosnia. Rompere gli ormeggi, come scrisse in una delle sue liriche più amabili La Lampara, evoca una rinascita delle coscienze ed una grande riforma sociale del Mezzogiorno e infrange le regole del buon costume episcopale. Accanto alle prostitute, ai migranti senza casa, ai “matti” e agli emarginati, denuncia l’impianto clientelare delle politiche sociali ed auspica un Sud dalla schiena dritta.
Torna all'elenco delle notizie