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Mettiamoci in gioco, campagna contro l'azzardo

Data: 12/02/2013
Categoria: Altre News

In un dossier il rapporto tra politica e gioco d’azzardo e l'appello ai politici per regolamentare il gioco d'azzardo che con l'illusione delle "vincite facili" crea solo danni sociali 

Otto punti per regolamentare il gioco d'azzardo e l'impegno dei candidati di porre più attenzione al tema. L'illusione delle vincite facili si sta traducendo sempre di più in danni sanitari, sociali ed economici rilevanti. La politica non può più rimanere in silenzio.

Il momento di intervenire è arrivato e proprio nei giorni scorsi, a Roma, è stata presentata, presso la sala stampa del Senato, la campagna nazionale "Mettiamoci in gioco", contro i rischi del gioco d’azzardo (promossa da Acli, Adusbef, Alea, Anci, Anteas, Arci, Auser, Avviso Pubblico, Cgil, Cisl, Cnca, Conagga, Federconsumatori, FeDerSerD, Fict, Fitel, Fondazione Pime, Gruppo Abele, InterCear, Libera, Shaker - pensieri senza dimora e Uisp). Durante l'incontro si è diffuso il dossier sul rapporto tra esponenti politici e concessionari dei giochi, inoltre è stato lanciato l'appello ai partiti ai candidati alle prossime elezioni politiche affinché assumano pubblicamente l’impegno, per la prossima legislatura, a regolamentare la diffusione del gioco d’azzardo
Il fenomeno non è da prendere sottogamba, anzi, stando ai dati diffusi che il denaro che nel 2012 gli italiani hanno immesso nei giochi è di una cifra superiore di quasi il 20% a quella dell'anno precedente. E si chiede ai mass media maggiore attenzione nel trattare le notizie e di pubblicarle in maniera corretta, perchè non è vero che la crisi ha ridotto anche la spesa: "Spesso si vuole far intendere che le persone, scoraggiate dalla crisi economica generale, riducano il tempo davanti alle slot machine o al casinò on line, grattino meno tagliandi, scommettano meno spesso. E su tale “notizia” si sono compilati elzeviri, divulgate notizie e dichiarazioni. Con poca professionalità giornalistica, vale a dire non controllando i take delle agenzie di stampa. Per “spesa” – asseriscono le fonti “interne” ai concessionari – si deve intendere solo la quota trattenuta (e suddivisa) dagli organizzatori dell'azzardo e dallo Stato: diciotto miliardi, probabilmente (perché mentre scriviamo ancora non è disponibile il bilancio completo di “conguaglio”). Non l'intera somma registrata dai sistemi informatici dei Monopoli (al netto di alterazione degli apparecchi “mangiasoldi”). Insomma, il fatto che in tutte le latitudini del Bel Paese si siano allungate le file per comprare Gratta e Vinci, per inserire monete nelle macchinette, mentre nelle abitazioni si tira sempre più fino all'alba per puntare al tavolo verde virtuale, tutto questo fenomeno di costume è presentato nei mass media come una inversione di tendenza: gli italiani spendono meno per il gioco! Non solo rinunciano a correre alle vetrine per i saldi dell'abbigliamento, ma anche si disaffezionano dal tentare la fortuna".

Tra gli argomenti trattati si è fatto anche riferimento alla parte legislativa. Le attuali leggi sul gioco d'azzardo troppo vecchie per regolamentare un fenomeno dilagato soprattutto negli ultimi tempi, "Le attuali leggi sul gioco d’azzardo risalgono ai primi decenni del secolo scorso. Di gioco d’azzardo tratta il Codice Penale (del 1930), agli articoli 718 e seguenti, il Codice Civile (del 1942) agli articoli 1933 e seguenti, e il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS) del 1931 nell’articolo 110" - si legge nella relazione che è stata diffusa a fine conferenza. 

Il momento principale della discussione è avvenuto quando è stato presentato il documento di otto punti intitolato "Diamo un limite all'azzardo", nel quale si chiede di:  dare ai sindaci un reale potere di controllo sul fenomeno nel loro territorio; ridurre l’alta variabilità attuale nella tassazione sui diversi giochi incrementando le entrate per lo stato, rimaste stabili pur in presenza di un volume d’affari crescente; portare a termine le procedure per l’inserimento del gioco d’azzardo patologico nei Livelli essenziali di assistenza, che devono essere garantiti dal servizio sanitario nazionale; vincolare l’1% del fatturato annuo dei giochi d’azzardo al finanziamento delle azioni di prevenzione, assistenza, cura e ricerca relative al gioco d’azzardo patologico; dare seguito a quanto stabilito nel decreto Balduzzi sulla regolamentazione della pubblicità che riguarda il gioco d’azzardo, vietando inoltre le pubblicità che indicano le possibilità di vincita senza contrapporle alle possibilità di perdita e quelle che promuovono illusorie probabilità di vincite facili; vincolare l’esercizio delle concessioni al rispetto del codice di autoregolamentazione pubblicitaria adottato dalla Federazione Sistema Gioco Italia, stabilendo al contempo una Authority di controllo esterna ad Aams; stabilire una moratoria sull’introduzione di nuovi giochi fino a quando non saranno noti i risultati delle ricerche promosse da enti terzi sui rischi e i benefici delle attuali politiche in materia; adottare un registro unico nazionale delle persone che chiedono l’autoesclusione dai siti di gioco d’azzardo. 

Se l'azzardo è recessivo, perché non ha ricadute sul tessuto economico, l'Italia deve rilanciare l'economia sostenendo beni e servizi. I politici si devono impegnare in questo. 

In allegato tutto il materiale diffuso in conferenza stampa. 



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