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Lo studio di Legambiente sui mercati illegali

Data: 15/02/2013
Categoria: Altre News

Sono 163 le indagini internazionali per traffici illeciti di rifiuti, prodotti contraffatti e altri illeciti ambientali che vedono coinvolta l'Italia.  Tra le città interessate spiccano anche Bari e Taranto 

Presentato nei giorni scorsi il rapporto "I mercati illegali: numeri, storie e scenari della globalizzazione" a cura di Legambiente e il consorzio Polieco. La globalizzazione presa in considerazione in questo caso riguardano gli illeciti ai danni dell'ambiente. 

La sintesi del rapporto rivela: "Un’inchiesta ogni 4 giorni, 297 persone arrestate in due anni e sequestri per 560 milioni di euro. L’Italia e’ stata al centro di 163 indagini internazionali per traffici illeciti di rifiuti, merci contraffatte, prodotti agroalimentari e specie animali".

Il 68 per cento delle inchieste aperte interessa merci contraffatte e specie protette, il 23 per cento traffici illeciti di rifiuti e il 9 per cento frodi agroalimentari. I traffici si sono mossi prevalentemente sulle cosiddette autostrade del mare: i porti italiani figurano per 72 volte come punti di destinazione dei traffici e per 50 volte come aree di partenza. Ancona è quello in cui si registra il maggior numero di inchieste, seguito da Bari, Civitavecchia, Venezia, Napoli, Taranto, Gioia Tauro (Rc), La Spezia e Salerno.

«Un’escalation di speculazioni illegali e scenari sempre più inquietanti che riflettono un legame indissolubile fra l’andamento del commercio mondiale e quello dei mercati fuori legge» - commenta Legambiente. 
Per arrivare a questi dati si sono analizzate le connessioni fra le diverse filiere merceologiche, i soggetti coinvolti, le modalità operative, i luoghi più battuti dalle trame criminali.

«Per stroncare questi mercati illegali – ha detto Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, in un'intervista rilasciata ad un quotidiano – è importante rafforzare le azioni di contrasto e prevenzione, nel nostro Paese e a livello globale. Ci auguriamo finalmente che il prossimo Parlamento introduca nel Codice penale italiano i delitti contro l’ambiente e si impegni di ricostituire la commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie. Ma è altrettanto importante estendere a tutti i Paesi dell’Unione Europea il delitto di traffico illecito di rifiuti, che ha consentito in Italia di svelare rotte e interessi di queste organizzazioni criminali». 

«Dobbiamo armonizzare ancora di più tutte le componenti istituzionali del Paese impegnate nel contrasto verso questo tipo di illeciti – ha aggiunto il presidente di PolieCo, Enrico Bobbio – e, allo stesso tempo, perseguire l’obiettivo di una sburocratizzazione delle norme che regolano la gestione dei rifiuti, per favorire il riciclo di qualità made in Italy, attraverso la “filiera corta” della gestione dei rifiuti. Solo in questo modo si possono evitare inutili traffici grazie ai quali, il più delle volte, si finisce per foraggiare le ecomafie e le imprese poco virtuose».



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