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Crisi, si vive giorno per giorno

Data: 08/04/2013
Categoria: Altre News

I dati pubblicati dall'Istituto Euirspes rilevano che per 7 italiani su 10 la situazione economica personale è peggiorata. L'Italia nella sindrome del "day by day". La politica, intanto, è in stallo

Che le famiglie italiane siano in difficoltà e che soffrano per la crisi è semplice capirlo, a sottolinearlo ci sono anche i dati che i vari Istituti di ricerca pubblicano.

Ultimo rapporto pubblicato è quello Eurispes nel quale emerge che 7 italiani su 10 hanno visto peggiorare la situazione economica personale (per il 40,2% di molto, per il 33,3% in parte), il 60,6%, 3 su 5, è costretto a intaccare i propri risparmi per arrivare alla fine del mese; il 62,8% ha grandi difficoltà ad affrontare la quarta (quando non la terza) settimana; il 79,2% non riesce a risparmiare, questo vuol dire che solo 1 su 5 riesce a mettere qualcosa da parte. La perdita del proprio potere d’acquisto è invece una realtà per il 73,4% degli italiani che nel corso dell’ultimo anno ne hanno constatato una diminuzione (il 31% molto, il 42,4% abbastanza).

Secondo l'Eurispes si vive "in piena sindrome del day by day". Si vive giorno per giorno. Nel rapporto pubblicato si legge che: "Il reddito netto medio per famiglia nel lungo periodo tende progressivamente a ridursi. La debolezza dei consumi e la continua riduzione del potere d’acquisto delle famiglie sono ormai un dato acclarato. Ciò è testimoniato anche dalla contrazione delle “attività finanziarie delle famiglie” monitorata ed elaborata dalle banche. La sindrome della quarta settimana e la difficoltà di far quadrare i conti e arrivare con il proprio reddito alla fine del mese hanno rappresentato a partire dai primi anni del Duemila, il primo sintomo di una crisi complessa e spesso sottovalutata che l’Eurispes, per primo, ha segnalato. L’escalation di un andamento economico costantemente negativo ha acuito le caratteristiche di questo fenomeno che si è tradotto nella difficoltà reale delle famiglie ad affrontare la terza settimana. Tutti i segnali e i dati indicano che oggi si è innescato un ulteriore meccanismo negativo e si può ormai parlare di una condizione che spinge le famiglie alla “sindrome del day by day”, a vivere alla giornata insomma, senza alcuna previsione per un futuro, anche solo a breve termine, e con la consapevolezza di doversi barcamenare nel quotidiano".

La riduzione del reddito comporta necessariamente ad un drastico ridimensionamento delle spese, e non solo quelle superflue. Per quanto riguarda l'alimentazione, cresce il numero delle persone che va a fare la spesa nei discount o nei mercati rionali, dove, a fine giornata i prodotti vengono svenduti. Contro gli sprechi, ma anche per facilitare gli acquisti, molti supermercati mettono in offerta i prodotti in scadenza. Cresce il numero degli italiani che rinuncia ad un pasto per risparmiare e che rinuncia alla carne o al pesce, ritenuti alimenti costosi. E crescono anche le persone aiutate dalla Caritas. Ed ancora, per l'auto non si fa più il pieno, ma si spendono piccole somme, dai 5 ai 10 euro. 

Una situazione del genere non può che generare un circolo vizioso, così come si continua a leggere nel rapporto: "Indebitamento, insolvenze, vendita dei propri beni e rischio usura. Negli ultimi tre anni, circa un terzo degli italiani hanno chiesto un prestito alle banche indebitandosi (35,7%). Le categorie più bisognose di aiuti finanziari sono quelle con contratti a tempo determinato (atipico o subordinato), in particolare il popolo delle partite Iva (44,2%), contro il 35,2% dei lavoratori subordinati a tempo indeterminato. Ben il 62,3% dei prestiti è stato chiesto per pagare debiti pregressi e il 44,4% invece per saldare altri prestiti precedentemente contratti con altre banche o finanziare, ma che evidentemente i contraenti non sono riusciti a saldare.In parallelo, le stime di Bankitalia indicano che le sofferenze bancarie a fine 2012 ammontano ad un importo di 125 miliardi di euro (lordi), con un tasso di crescita sui 12 mesi aumentato al 17,5%". 

Gli italiani non riescono a pagare il mutuo della casa: i pignoramenti e le esecuzioni immobiliari sono cresciuti, nel periodo tra il 2008 e il 2011, del 75% circa.Chi ha bisogno urgente di liquidità si reca dai "Compro oro" nati a dismisura sul territorio nazionale: nel 2012 la percentuale è stata del 28,1%, con una vera e propria impennata rispetto all’8,5% del 2011.Nel 26,8% dei casi si ricorre a lavori informali, in nero, per arrotondare svolgendo servizi presso conoscenti (assistenza ad anziani, sartoria, baby-sitter, vendita di oggetti autoprodotti, pulizie, giardinaggio).

Nel rapporto Eurispes si afferma che una famiglia (due adulti e due bambini) per poter vivere dignitosamente hanno bisogno di circa 2500 euro al mese. Quasi la metà dei contribuenti nel 2011 ha dichiarato un reddito mediano annuale complessivo inferiore a 15.700 euro. A seguito di questo cresce il numero delle persone che cerca un secondo lavoro, pagato in nero. È il caso di almeno il 35% dei lavoratori dipendenti ormai costretto ad effettuare altri lavori per far quadrare i conti e arrivare alla fine del mese. Serve un nuovo indicatore per fotgrafare al meglio la situazione: "Gli indicatori tradizionali di povertà relativa e assoluta, da soli, non sono più sufficienti a fotografare la realtà e a confrontarla con quella di altri paesi, soprattutto dopo la crisi.Il nuovo indicatore comunitario si chiama “povertà persistente” e descrive la percentuale di popolazione a rischio di povertà combinando tre indicatori (rischio povertà, deprivazione materiale ed esclusione dal mercato del lavoro) e prendendo in considerazione non solo il reddito ma anche  la deprivazione materiale e l’esclusione dal mercato del lavoro".

«Quello che succede in Italia da tempo – sottolinea Gian Maria Fara presidente dell’Eurispes – è che l’economia non cresce, mentre le diseguaglianze, che si erano attenuate negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, sono in aumento e possono tradursi in fenomeni di povertà. Il restringimento del perimetro dell’intervento pubblico rende la situazione sempre più contrastante.Il fatto che ai problemi economici si sommino quelli di natura sociale ha conseguenze in termini di maggiore instabilità a tutti i livelli. Mentre la politica è in stallo rimane aperta e irrisolta la vera sfida per portare l’Italia fuori dalla crisi, contemperando l’efficienza economica con la coesione sociale, tenendo presente che, se l’eccesso di Welfare può rallentare la crescita, il suo progressivo smantellamento produce danni ancora peggiori e spesso imprevedibili».  



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