Gli psicologi rimangono fuori dalle corsie
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Il decreto licenziato dal ministero della Salute sugli "standard ospedalieri" non prevede più la presenza dello psicologo ospedaliero. Monta la protesta: "In ospedale entrano persone, non corpi"

Potrebbe essere cancellata la figura degli psicologi ospedalieri. Lo scorso 21 marzo gli psicologi d'Italia avevano lanciato una petizione "Non cancelliamo la psicologia in ospedale" nella quale i medici sottolineavano che nei nosocomi entrano persone e non corpi.
Con la campagna di raccolta firme si cercava di sensibilizzare controo l'idea di togliere la figura dello psicologo in corsia, nella petizione si leggeva: "Il ricovero ospedaliero è legato spesso a gravi problemi di salute, alla necessità di affrontare esami o interventi invasivi, allo stress del ricovero - e proseguiva - l’ansia, la depressione, lo stress incidono non solo sul vissuto della persona, ma anche sull’organismo, abbassano le difese e ritardano la guarigione (una ferita chirurgica impiega il 40% del tempo in più a rimarginarsi). Disporre di un sostegno psicologico per molti pazienti e per i loro familiari può essere davvero importante, e questo è vero anche per il personale ospedaliero. Lo psicologo può aiutare medici ed infermieri a gestire lo stress ed a relazionarsi meglio con gli utenti".
L'impegno degli psicologi non è bastato, però, ad invertire la rotta tracciata dal ministero della Sanità che ha deciso di non prevedere nel decreto sugli standard ospedalieri l'attività di supporto e assistenza psicologica, che non verrà più fornita dagli ospedali italiani. Finita l'attività per circa mille psicologi ospedalieri di ruolo e gli altrettanti che li affiancano e che lavorano con contratti a termine spesso finanziati da associazioni di malati.
Il Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi, assieme a nove società scientifiche del settore e alle associazioni di malati, lanciano l'allarme: se attuato davvero l'Italia ritorna indietro nel tempo. "Lo psicologo ospedaliero - viene ricordato nella comunicazione diramata - e' presente in misura largamente insufficiente per assicurare interventi adeguati ed omogenei sul territorio nazionale, concentrati nella maggioranza dei casi - tranne qualche eccezione - negli ospedali del centro-nord. E che l'aiuto psicologico sia considerato molto importante dai pazienti viene confermato dal fatto che esso sia la terza voce di spesa, dopo badanti e farmaci non erogati dal Ssn, che i cittadini affrontano pagando di tasca propria. Gli esperti del settore lamentano che un approccio riduttivo alla malattia ha portato ad organizzare gli ospedali come luoghi dove si riparano corpi quasi alla stregua di macchine, dove si crede che medici ed infermieri possano lavorare come operai di una fabbrica. E dove i familiari sono piu' una complicazione che una risorsa. Solo da poco tempo si e' iniziato a parlare di "umanizzazione", per ricordare che il malato non smette di essere di una persona, che non esiste la malattia in astratto ma individui, che sono diversi tra loro anche se hanno la stessa malattia.In ospedale, ricordano gli psicologi, entrano persone e non corpi, e questo e' ancora piu' vero quando il paziente e' un bambino.
Ecco dunque che la capacita' di comunicare, di relazionarsi, di ridurre lo stress e il disagio psicologico del paziente, di prepararlo e sostenerlo in passaggi difficili - attraverso la figura specialistica dello psicologo ospedaliero - diventano tutti aspetti importanti della cura. Recenti ricerche confermano queste esigenza: il vissuto e lo stress del paziente, ad esempio, ha importanti ricadute sui processi biologici: lo stress psicologico aumenta del 40% il tempo di guarigione delle ferite chirurgiche, mentre una breve tecnica antistress migliora i decorso postoperatorio con tre giorni di degenza in meno. Una quota significativa delle cause legali intentate agli ospedali nasce da come i pazienti si sono sentiti trattati, mentre problemi di stress del personale sono alla base di molti errori che vengono effettuati. Tutto questo si ribalta sui costi: una indagine su 9 milioni di cittadini USA ha mostrato come i fattori psicologici aumentino i costi sanitari dal 30 al 170%.
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