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Il Csv Salento sottoscrive l'appello per dire no a Capleton

Data: 19/04/2013
Categoria: News CSV Salento

L'arista giamaicano che canta l'omofobia: insorgono sindaci e associazioni che in un comunicato esprimono le ragioni del loro dissenso

Anche il Centro servizio volontariato Salento sottoscrive il comunicato diffuso da alcune associazioni di volontariato che si oppongono all'esibizione dell'artista giamaicano Capleton, che canta l'omofobia. Il concerto è previsto sabato 20 aprile in serata presso la struttura Livello 11/8 a Trepuzzi. Insorti anche i sindaci del Nord Salento. Ecco il comunicato diffuso e sottoscritto dalle associazioni: 

PERCHE’ SCEGLIAMO DI DIRE NO A CAPLETON

"Arriva oggi in Italia per rimanervi almeno fino al 26 aprile, Clifton George Bailey III, meglio conosciuto con gli pseudonimi di Capleton, The King of Fire o Il Profeta, cantante giamaicano di fama, già tristemente noto per i messaggi sessisti e di odio verso le persone gay e lesbiche contenute nei suoi brani. “…sodomiti e gay, io gli sparo…”, oppure “brucia il gay, fai vedere il sangue al gay” o ancora “legateli e impiccateli vivi/di tutti i gay che girano qua intorno/la madre terra dice che nessuno può sopravvivere”, sono solo alcune delle strofe delle sue canzoni, parole, insomma, che non lasciano spazio ad alcun fraintendimento.    Negli anni passati i concerti di Capleton sono stati cancellati per le proteste dei movimenti e delle associazioni di donne e LGBT, che anche questa volta non hanno mancato di mobilitarsi e di chiedere l’annullamento delle sue esibizioni, come ha fatto il Circolo Rivolta di Marghera, che avrebbe dovuto ospitarlo il prossimo giovedì. Mobilitazione a cui aderiamo e di cui condividiamo l’urgenza, perché è intollerabile che in un paese dove i femminicidi e l’omofobia sono ancora tristemente e prepotentemente  all’ordine del giorno, si debba continuare a ribadire che parole di quel tipo non sono le benvenute. Perché l’incitazione alla violenza è ancora più grave se si considera il giovane pubblico che frequenta i concerti del musicista reggae. Diverse voci hanno nelle scorse settimane rivolto l’invito a riconsiderare l’iniziativa anche ai gestori del Livello 11/8 di Trepuzzi che domani, 20 aprile, aprirà le sue porte a Il Profeta.  A questo punto è bene precisare che:1)  il cantante nel maggio del 2007 ha firmato il Reggae Compassionate Act, secondo cui -  il riferimento è agli artisti della Comunità Reggae - “sebbene ciascuno abbia il diritto di avere e di esprimere le sue opinioni…non ci può essere spazio per l’odio e il pregiudizio, come per il razzismo, la violenza, il sessismo e l’omofobia”, e che dovrebbe impegnare chi lo sottoscrive “a non fare affermazioni e a non cantare brani che incitino all’odio e alla violenza contro chiunque a prescindere dalla comunità di appartenenza”;     2) che i gestori del Livello 11/8, che non hanno direttamente organizzato il concerto ma che lo ospiteranno per conto di altri, proprio al Reggae Compassionate Act fanno riferimento per giustificare la presenza di Capleton “molto amato e seguito nel Salento in cui non è la prima volta che tiene i suoi concerti” e che si sono impegnati, qualora frasi del tenore di cui sopra dovessero essere pronunciate durante la serata del 20 aprile, non solo a prendere le distanze ma “a interrompere in qualunque momento il concerto”.   Nonostante le rassicurazioni e gli impegni presi da più parti, insieme ovviamente alla possibilità che chiunque possa redimersi - redenzione rispetto alla quale si potrebbero comunque avanzare dei dubbi perché suona molto di operazione commerciale per poter continuare a fare i concerti - non riusciamo a comprendere la scelta del Livello 11/8; non riusciamo proprio a capire perché un luogo come questo che ha una vocazione culturale e non solo commerciale, e che finora ha dimostrato attenzione e sensibilità nella programmazione e offerta artistica, debba correre il rischio di sentire risuonare nei suoi spazi, anche solo per una sera, frasi che inneggiano a  “prendere un bazooka e a uccidere i froci” – ricaduta da prendere in considerazione e già verificatasi altrove come testimoniato da più parti; e di diventare esso stesso veicolo di messaggi violenti, sessisti e omofobi. Non ci sembra, infine, che le nostre parole possano essere lette come il solito tentativo di censura “vecchio stile” e di chiusura verso le opinioni e le libertà di espressione altrui. Perché la risposta a chi istiga e/o ha istigato all’odio verso ogni diversità non può che essere un no chiaro e forte. Con il rammarico che quei soggetti possano attraversare i luoghi di cultura di questo territorio, che non ne ha poi così tanti e che dovrebbero rappresentare gli spazi di critica e di promozione di messaggi e comportamenti altri".  



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