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Borgomeo: "Se vogliamo lo sviluppo investiamo in coesione sociale"

Data: 26/06/2013
Categoria: Altre News

Con queste parole il presidente della Fondazione CON IL SUD, intervistato da Luigi Russo, si è espresso sulle politiche economiche del governo Letta. Ecco l'intervista completa

Carlo Borgomeo, Presidente della Fondazione con il Sud, già dirigente nazionale della CISL e dirigente del Censis, è persona poco incline alle ipocrisie, al detto e non detto del linguaggio tipico della politica. E quindi le cose non le manda a dire, esplicita senza mezzi termini il suo punto di vista. Così come ha fatto nel suo ultimo libro “L’equivoco del Sud. Sviluppo e coesione sociale”, nel quale accusa le politiche a pioggia del passato che hanno solo arricchito i ricchi e furbi imprenditori (Ilva e non solo) basandosi sulla illusione che si poteva così annullare il divario Nord-Sud.

Luigi Russo, nella trasmissione "Fatti e opinioni" andata in onda su Mondoradio martedì 25 giugno, lo ha intervistato. Tema della puntata, le politiche economiche del governo Letta e le sue proposte circa il lavoro dei giovani.

Ecco il testo dell'intervista:

Presidente Borgomeo, che cosa ne pensa di questo dibattito in atto in Italia che mette in un certo senso in contrapposizione le politiche dell’occupazione giovanile con quelle delle tasse (IMU, IVA)?

Secondo me bisogna essere realisti e interrogarsi su che cosa si può fare adesso, alle condizioni date e per essere più espliciti su quel poco che si può fare. Poi, siccome é poco bisogna stare molto attenti e andarci cauti. Ci sono due riflessioni: la prima é che questa storia dell'IMU mi pare proprio una ridicolaggine. Se si può risparmiare – e sottolineo il ‘se si può’, perché non ne sono convinto realisticamente che si possa, vista la situazione dei conti dello Stato lasciata in eredità dai governi precedenti – meglio bloccare l’aumento dell’IVA. Mentre sull'IMU mi sembra molto più serio riprogrammare tutto e fare in modo che chi ha una casa che vale più di 500 mila euro paga la sua IMU in santa pace; sugli altri, quelli che hanno case più semplici e di minor valore, si faccia pagare il giusto, che può anche essere poco. Seconda questione: sul lavoro, io penso che siamo un po' vittime tutti di un dibattito che guarda più alle regole che alla sostanza: le regole sono importanti perché implicano questioni di principio, questioni in certi casi ideologiche, pero' non e' che giocando sempre sulle regole ci si inventa il lavoro; soprattutto, guardando dal Sud io credo che dobbiamo essere più attenti a qualche cosa di concreto che si muova, piuttosto che al rispetto delle sacre regole. Nelle proposte che ho visto fare dal governo sono naturalmente favorevole a questo rifinanziamento del prestito d'onore, perché e' una misura che immediatamente alimenta la domanda, che e' il nostro grande problema. Mi pare che le proposte sul cuneo fiscale, che pure penso sia importante, forse sono eccessive perché non credo che saranno tanti gli imprenditori con questa crisi della domanda a utilizzare questa cosa, quindi li abbasserei un po’ le risorse a disposizione.
Sono invece un po' deluso dal fatto il governo non ha proprio neppure pensato di dare soldi direttamente al Terzo Settore per fare due operazioni intelligenti: la prima per equilibrare il taglio ai servizi sociali che, come sappiamo tutti, e' drammatico; la seconda e' perché dati i soldi al Terzo Settore  - e mi riferisco al volontariato, alle associazioni di promozione sociale, non solo alle cooperative come si fa cenno in questa proposta del governo peraltro letta solo sui giornali - entrano subito in circolo e alimentano la domanda. Io penso che, siccome tutti dicono, che il prossimo sessennio della programmazione sarà un sessennio in cui la cittadinanza, i servizi sociali, la scuola ecc. avranno un grande peso, mi meraviglio che non si incominci sin da adesso. Si potrebbero prendere 100 milioni di euro e si potrebbe darli a qualche struttura che faccia un po’ di bandi, si potrebbero dare perfino ai Centri di servizio per il volontariato che sono abituati a fare la progettazione sociale. Sono soldi benedetti e spesi bene, quindi questo e' un pezzo che ci manca, perché il lavoro non e' solo il lavoro, quello che conosciamo, dei giovani, il lavoro e il lavoro.

Nel suo libro “L’equivoco del Sud. Sviluppo e coesione sociale”, presentato proprio in questi giorni a Lecce, lei indica delle soluzioni per fare ripartire il Sud. Quali?

Due cose mi preme sottolineare: la prima è che non è detto che il nostro obiettivo deve essere il pareggio del PIL, il nostro obiettivo deve essere il pareggio delle condizioni di civiltà dei territori. Il Sud è più povero del Centro-Nord, ha meno occupati, ha meno fabbriche e meno reddito, ma la vera distanza, secondo me, è nei livelli e nella qualità della vita delle persone in questione. Se siamo convinti di questo ecco che le politiche devono privilegiare tutto quanto rafforza la coesione sociale. E’ lo slogan che io utilizzo sempre e che tento con questo libro di dimostrare, dando qualche contenuto e anche qualche esperienza. La nuova stagione che io propongo è una stagione in cui ci convinciamo tutti che la coesione sociale è una condizione dello sviluppo e non un esito dello sviluppo.



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