Presto il ricorso sui family caregiver
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L'azione collettiva sostenuta dal Comitato genitori di disabili gravi e gravissimi arriverà in tribunale a metà novembre, preoccupato anche per le conseguenze della Riforma Fornero

Sarà depositato a metà novembre nei tribunali di Milano, Roma e Palermo il primo ricorso collettivo per il riconoscimento della figura del family caregiver presentato dal Comitato genitori di disabili gravi e gravissimi. Un'azione che coinvolge direttamente circa 400 famiglie e che è sostenuta da altre 2.500. Proprio in questi giorni, infatti, molte famiglie stanno inviando raccomandate all’Inps per chiedere le medesime tutele. Le principali richiesta avanzate sono il riconoscimento della copertura figurativa al lavoro di cura (che significa prepensionamento per chi è riuscito a conciliare lavoro e cura e accesso a una pensione più dignitosa per chi invece non è riuscito a lavorare), la tutela sanitaria (oggi il lavoro di cura non viene riconosciuto come malattia professionale) e tutela assicurativa.La figura del caregiver è presente in tutti gli altri paesi europei.
Il ricorso arriva dopo 20 anni di battaglie da parte del Comitato e della sua presidente Maria Simona Bellini per dare ai caregiver famigliari il riconoscimento del diritto al prepensionamento: chi assiste un figlio disabile grave dovrebbe maturare dei contributi figurativi aggiuntivi, alla stregua di quel che accade per i lavori usuranti. La proposta è stata più e più volte esaminata in Parlamento, il 4 giugno del 2010 la Camera aveva anche approvato all’unanimità un prepensionamento di cinque anni per chi per 18 anni continuativi si era preso cura a casa propria di un familiare disabile e invalido al 100%, poi più nulla.
Sempre dal Comitato, arriva una forte preoccupazione per i risvolti della Riforma Fornero che stanno affiorando con il tempo. Chi, infatti, nel fare domanda di “pensione anticipata”, abbia usufruito dei congedi della legge 104., avrà una decurtazione prevista dell’1 o il 2% della pensione che equivale, su una pensione di 1.000 euro, al massimo a 20 euro. Un attacco inaccettabile non tanto per l'aspetto materiale, «ma perché fa passare un principio inaccettabile e cioè che il lavoro di cura anziché essere valorizzato viene penalizzato». A denunciarlo con forza, Maria Simona Bellini.
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