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Reato di clandestinità, quale svolta?

Data: 22/01/2014
Categoria: News Associazioni Lecce e provincia

Secondo alcune associazioni di volontariato salentine che si occupano di immigrazione la sua abrogazione è solo uno specchietto per le allodole

L'abrogazione del reato di clandestinità, contenuta all'interno del ddl sulla messa alla prova, passata in Senato con 195 voti a favore, 15 contrari e 36 astenuti, sembra essere solo uno specchietto per le allodole. È questa l'opinione di “Popoli e Culture onlus”, “Arcisolidarietà Salento onlus” e “Amis onlus”, tre associazioni salentine che si occupano di immigrazione sul territorio.  I problemi, quelli seri, rimangono e una questione così complessa e delicata, che coinvolge la vita e di tante persone in cerca di un futuro migliore, non può essere risolta con una semplice modifica di legge. 

Facciamo un passo indietro. Nella giornata del 21 gennaio 2014, il Senato ha abrogato il reato di ingresso illecito (cioè di chi non ha titoli per farlo) in Italia dello straniero, trasformandolo in illecito amministrativo. Conservano rilievo penale, invece, tutte le altre condotte che violano provvedimenti amministrativi adottati in materia. Questo significa che restano reati tutte le altre fattispecie come quella, ad esempio, di aver ignorato l’obbligo di rimpatrio. Diventa reato la recidiva, cioè quando lo straniero espulso torna in Italia.

«Certo un primo passo è stato fatto – interviene Maria Giovanna Mayo, presidente di “Popoli e Culture onlus” – ma c'è ancora tanto da fare visto che la Dichiarazione universale dei diritti umani prevede la libera circolazione delle persone. Il punto fondamentale è che arrivare in un altro Paese rimane ancora un illecito. Bisogna abolire anche il reato amministrativo – conclude – ma è necessario prendere atto di questo fenomeno sociale e dare una risposta concreta».

Ancora più diretta Anna Caputo, presidente dell'associazione “Arcisolidarietà Salento onlus”: «Una questione di carattere sociale non può essere trattata in questi termini. L'inganno di questa modifica è che nasconde un'altra verità: chi viene in Italia in una situazione di indigenza, come può pagare un'ammenda amministrativa? Che la sanzione sia penale o amministrativa – continua Caputo – non cambia la questione. Basti pensare che, fortunatamente, la “Bossi – Fini” spesso è stata ignorata ma laddove è stata applicata ha provocato danni gravissimi, soprattutto da un punto di vista psicologico».

«Si tratta solo di un contentino – chiosa Rosi Leo Imperiale, presidente di “Amis onlus” – per far passare l'idea che si sta affrontando il problema ma in realtà non cambia nulla. Rimane una grave violazione dei diritti umani e noi volontari questo lo vediamo ogni giorno. La strada è davvero molto lunga anche se, comunque, un primo, piccolo passo è stato fatto soprattutto rispetto a quello che è stato finora ma rimane ancora davvero troppo poco».



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