Chi vuole rottamare le fiabe?
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Agedo Lecce sulla polemica relativa alla diffusione dell'Unar di 3 opuscoli sull'educazione alle differenze

La pubblicazione da parte dell'Unar - Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali di tre opuscoli nell'ambito del progetto "Educare alle differenze" per i diversi cicli scolastici, creati allo scopo di rendere le scuole più aperte e accettanti, scuole delle pari opportunità, che consentano e favoriscano lo sviluppo sano di tutti i ragazzi, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, ha suscitato non poche polemiche e una smentita da parte dello stesso viceministro alle Pari opportunità Maria Cecilia Guerra.
Ecco una riflessione di GianFranca Saracino, socia Agedo e presidente "Agedo Lecce" in risposta all'articolo pubblicato sul Corriere.it il 15.02.2014 a firma di Isabella Bossi Fedrigotti.
Gent.le dott.ssa Bossi Fedrigotti,
in relazione al suo art. pubblicato oggi, 15.2.2014, “Ma re e regine fanno male ai bambini?”, come madre mi sento di condividere con lei alcune considerazioni nella speranza che possa leggerle, anche se non mi illudo che siano pubblicate.
Mio marito ed io abbiamo due meravigliose gemelle monovulari, oggi hanno quasi 36 anni e sono apprezzate professioniste. Una ha orientamento eterosessuale e l’altra omosessuale (è, quindi, lesbica – che non è una parolaccia). Come tanti genitori della mia generazione (ho quasi 63 anni) sono cresciuta con in testa , negli occhi e nel bagaglio educativo, veicolato anche dalle fiabe di principi e principesse, l’idea di un unico modello affettivo, sessuale, di coppia e di famiglia e nell’ignoranza completa di differenti realtà e orientamenti. Può forse immaginare, o forse no, il grande dolore psicologico, emotivo ed affettivo che abbiamo, nostro malgrado, inferto a nostra figlia - e di conseguenza anche alla sua innamorata coetanea, circa 20 anni fa, alla scoperta della sua omosessualità, non accettando e non comprendendo il suo orientamento. A causa di questa ignoranza, anche noi genitori abbiamo sofferto.
Gentile dott.ssa, se l’informazione fosse stata adeguata e aggiornata, tanto male e tanti traumi a milioni di famiglie e di persone sarebbero stati evitati negli anni passati e lo sarebbero ancora oggi. La colpa, naturalmente, non è delle fiabe, ma di una volontà precisa di ignorare, di “silenziare” e di condannare senza appello una realtà naturale di attrazione, di affetti e di sentimenti, che esiste da sempre - anche se non appartiene alla maggioranza - e che è naturale sia nel mondo umano che animale. Trovo, perciò, di grande valore etico, educativo, sociale e civile l’iniziativa del Dipartimento delle Pari Opportunità a cui lei fa riferimento nel suo articolo.
Nessuno “rottamerà” le fiabe, come lei paventa. Esse rimangono, come i miti e le leggende, un grande patrimonio culturale e fantastico, che non può più, però, essere preso come modello di riferimento per la costruzione e per l’evoluzione di una società veramente civile che deve necessariamente e doverosamente partire, per i suoi progressi, dalla realtà variegata delle persone, appunto.
Oggi sono una mamma socia A.Ge.D.O (associazione genitori di omosessuali) e non capisco più perché nel 2014 le mie due figlie non debbano veder riconosciuti nello stesso identico modo i loro affetti, i loro progetti di vita, i diritti e i doveri.Lei parla nel suo articolo di “corsa precipitosa in avanti”. Non le pare che i milioni, sottolineo milioni, di persone omosessuali nel mondo abbiano patito abbastanza? Ricorderà i triangoli rosa, ricorderà le aggressioni, ricorderà i suicidi dei giovani anche lo scorso anno. Non le pare che aspettino da troppo troppo tempo di essere riconosciuti cittadini alla pari degli altri? O questo vale solo per le imposte da versare?
Siamo nel 2014. Nel 1973 l’ APA (American Psychiatric Association) cancellò l’omosessualità dal DSM e nel 1990 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la derubricò dall’elenco delle malattie mentali, definendola “una variante naturale della sessualità umana”, ma molti, ignari, la ritengono ancora un disturbo e contrastano e condannano ciò che alla natura appartiene.
Siamo nel 2014. Vogliamo aspettare il prossimo secolo? I nostri figli non hanno tutto questo tempo.
Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.
GianFranca Saracino – presidente "Agedo Lecce"
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