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Sistema dei CSV, quale riforma?

Data: 24/09/2014
Categoria: News CSV Salento

Il presidente Luigi Russo interviene sulla volontà di riforma del sistema dei CSV annunciata da Stefano Tabò durante il direttivo di CSV NET del 20 settembre 2014. Il 4 ottobre appuntamento a Foggia

Il governo Renzi sta procedendo nella direzione della riforma del terzo Settore. E il volontariato, che del terzo Settore fa parte insieme alla cooperazione e all’associazionismo di promozione sociale, riflette oggi su come si sostanzierà questa riforma.

Indubbiamente occorre partire da una dato, che lo stesso Primo ministro ha riconosciuto nel recente appuntamento del Festival del Volontariato a Lucca: il volontariato e il Terzo Settore hanno contribuito in questi anni a scrivere la storia del nostro paese, coniugando l’efficienza con la solidarietà, con la responsabilità, che è poi un altro modo di dire cittadinanza attiva, nella logica del 5° comma dell’art 118 della Costituzione Italiana.

Veniamo però al sistema dei CSV, un sistema che si regge principalmente sulle risorse delle Fondazioni Bancarie: i CSV sono presenti in tutta l’Italia, sono operativi, attivi, pervasivi, e hanno contribuito a far maturare negli ultimi 20 anni un volontariato italiano che oggi quota almeno 5 milioni in termini numerici, ma che ha una capacità di mettere sui territori risorse “gratuite” in beni equivalenti non minori a 30-40 miliardi di euro l’anno (nella sola Puglia abbiamo stimato un valore di 700 milioni di euro l’anno).

Come fare per non sciupare questo “miracolo”? Chi metterà mano alla riforma (Ministero, ACRI, Forum Terzo Settore, CSV NET) deve sapere che occorre muoversi con le mani di fata, non con il machete, e che c’è solo bisogno di una piccola manutenzione, non di rivoluzioni ingestibili anche a livello di consenso.

“Manutenzione” significa rendere più efficienti i Comitati di Gestione, che sono un presidio importante sui territori; significa spingere i CSV provinciali a darsi delle forme di soggettività anche giuridica capaci di imprimere un indirizzo politico coordinato ai CSV provinciali; significa operare una chiara perequazione delle risorse evitando che ci siano CSV ricchi e CSV poveri e assurde differenziazioni tra regioni nelle quali ci sono le sedi legali della Fondazioni e regioni dove non ci sono fondazioni; significa dare stabilità alla questione delle risorse disponibili da parte delle Fondazioni, aprendo sempre più ad altre forme di finanziamento; significa, magari, aprire i CSV anche al volontariato “non 266”.

La Puglia si colloca già bene in questa direzione a fianco della Lombardia, della Sicilia, dell’Emilia Romagna, del Veneto, della Calabria, della Campania, di altre Regioni che lavorano già per crescenti integrazioni, e a fianco alle Regioni in cui ci sono Centri regionali (Toscana e Marche). CSV NET Puglia ha già concordato, e sta realizzando, in collaborazione con il CoGe Puglia, azioni regionali ad alta integrazione che vincolano il 7% del bilancio dei CSV provinciali.

Insomma, “riforma efficace” significa assecondare questi percorsi di innovazione, nati dall’intelligenza e dalla passione di volontari. Qualsiasi altra ipotesi di riforma sarebbe irragionevole e irrazionale.

Il 4 ottobre a Foggia CSV NET Puglia, in collaborazione con CeSeVoCa e CSV Daunia, ha organizzato un importante seminario su questi temi, cui ha invitato gli altri CSV italiani  e CoGe. Prevista la presenza del presidente di CSV NET Stefano Tabò.   


LUIGI RUSSO



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