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Università islamica a Lecce: una sfida sulla via della pace e della tolleranza

Data: 13/10/2014
Categoria: News CSV Salento

Il presidente del CSV Salento Luigi Russo interviene sulle pagine del Quotidiano di Lecce per ribadire l'importanza del dialogo reale tra le culture in una città come Lecce, "terra di frontiera" e candidata a capitale della cultura 2019

Permettere o non permettere l’apertura a Lecce di una università islamica? Una domanda che sembra paradossale in un momento nel quale la nostra città concorre a diventare “Capitale della cultura 2019”. E in questo clima di euforia quasi collettiva per la cultura mi sarei aspettato che tutti i leccesi avessero fatto un scatto di orgoglio nel sapere che quell’ex Tabacchificio potesse tornare a vivere, diventando addirittura una università della cultura islamica, nella quale i giovani, anche italiani, possono entrare in contatto con quest’altro punto di vista della conoscenza, che è quella ispirato all’islam. E invece si sono levati gli scudi, qualcuno vuole mettere dei paletti, per paura, forse anche per razzismo. Il ragionamento “banale” dei signori del “No” è il seguente: ma se poi questi qui ci portano i terroristi? E se insidiano la nostra identità culturale? E se alla fine questi centri culturali depotenziano i valori della cultura cristiana? Ecco, dopo questa premessa archiviamo il ragionamento “difensivo” nell’ambito della semplificazione populistica e forse anche della “morte storica”, e cerchiamo di capire invece le ragioni del futuro, ma forse anche quelle della complessità nella quale siamo tutti inseriti, volenti o nolenti. Sicuramente della cultura non bisogna mai avere paura. Come non bisogna avere paura della diversità. E allora, che cosa una università islamica può portare di arricchimento per la comunità dei salentini?

E’ indubbio che la nostra è una “terra di frontiera”, e saremo sempre più sponda che accoglie disperati provenienti dai paesi di area islamica e dall’Est, perché in quei paese si muore per le guerre e per la fame e per la concentrazione del potere e della ricchezza nelle mani di pochi (e lì, diciamo la verità, nulla le guerre hanno a che fare con la fede islamica, anzi la fede islamica è strumentalizzata da assassini mascherati, così come succedeva al tempo delle crociate…). Papa Benedetto XVI a Santa Maria di Leuca nel 2008 definì il Tacco d’Italia una “terra ponte”, e questa vocazione si aggiunge a quella dell’essere periferia dell’Europa ma al centro del Mediterraneo: quindi siamo pienamente inseriti, anche “culturalmente” oltre che socialmente, dentro un processo di integrazione di popoli e culture che sarà il filo rosso che definirà gli equilibri del futuro, e che stabilirà chi sarà al centro di questo sviluppo e chi ai margini. Ora, se nel Salento ci sarà un centro nel quale si fa vera cultura, oltreché quella laica anche quella ispirata a una religione molto influente, interessante e diffusa, allora Lecce potrebbe a ragione diventare uno snodo centrale dello sviluppo, e non periferia sciocca della civiltà occidentale in via di decomposizione.

Ci sono molte cose che dell’Islam non si conoscono, e che vengono oscurate dalle caratterizzazioni politiche dei combattenti (e mercenari) alla Bin Laden e alla Califfato maniera. L’Islam è una vera religione, e come tutte le religioni ha pregi e difetti. Quali sono i pregi? E come fare per individuarli? E come farli conoscere? La spiritualità, la mistica islamica – ignota a molti di noi - è ricca come la mistica cristiana. Il vero musulmano vive un rapporto profondo con Dio, e in questa comunione con Dio trae energia per la sua vita e per il suo impegno. Se su questo livello, ad esempio,  si potesse avviare un confronto con la spiritualità cristiana, si scoprirebbe che i punti di comunanza sono molti di più di quelli che dividono i due credenti. E se si fa ricerca in questa direzione, oltre ad aiutare il vero islam a non essere marginalizzato dall’islam ateo degli assassini, si potrebbe sperimentare e diffondere una via di tolleranza, che è l’anticamera della pace. Quindi Lecce, sulla scia degli insegnamenti del grande e mai dimenticato Servo di Dio Tonino Bello, potrebbe diventare vero laboratorio di pace, proprio attraverso la ricerca in una università islamica che dialoga con tutti.

Una terza sfida che si potrebbe lanciare a una università islamica è quella di chiedere lo studio di una sperimentazione della connessione tra fede professata e vita vissuta. Anche l’Islam potrebbe arrivare a capire che la fede in Dio è motore di responsabilità, e quindi scoprire quell’altro attributo di Dio che è la carità. Quindi per ogni credente, islamico o cristiano, è sempre importante affermare i propri valori, ma poi questi valori devono farsi storia. Insomma è necessario per il credente, di qualunque religione, assumersi la responsabilità di accettare che tutti i figli di Dio devono vivere in pace, e tutti hanno diritto alla giustizia qui in terra.

Insomma una bella sfida si apre. Vale la pena di accettarla. Il futuro inizia sempre così, forse senza capirlo fino in fondo. Ma se si assecondano i valori del dialogo, della giustizia, della spiritualità, tutto può concorrere a ampliare la forza dell’umanizzazione.

 

Luigi Russo

Presidente Centro Servizi Volontariato



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