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Perché salvare i CSV e il loro legame con il territorio?

Data: 14/10/2014
Categoria: News CSV Salento

Una riflessione del presidente Luigi Russo, sul futuro dei Centri di servizio al volontariato e sulla Riforma del terzo settore, nell’ambito di un convegno organizzato dal CSV Poiesis di Brindisi

Si è tenuto lo scorso 11 ottobre a Mesagne il convegno organizzato dal CSV Poiesis di Brindisi “Il volontariato nel nuovo Terzo Settore” nell’ambito dell’appuntamento annuale del Meeting brindisino. Al convegno hanno partecipato: Gianluca Budano (Portavoce Forum Terzo Settore), Carmelo Rollo (Alleanza delle Cooperative Italiane), Angelo Salento (Università del Salento), Romolo De Camillis (Direttore generale del Terzo Settore e della Responsabilità Sociale delle imprese - Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), Luigi Russo (Presidente CSV Salento e Di CSV NET Puglia). Un pomeriggio per fare il punto sullo sviluppo del Terzo Settore alla luce della riforma nazionale, ma anche per evidenziare i nodi critici che caratterizzano il variegato mondo del Terzo settore e in particolare dei Centri Servizi al volontariato. Di seguito l'intervento del Presidente Russo.

 

“In questi giorni tutti parlano dei volontari come persone di cui il paese ha estremo bisogno, e lo fanno mentre in Tv scorrono le immagini della tragedia di Genova. Centinaia di giovani volontari, insieme agli adulti, stanno facendo il valore aggiunto nella lotta immane contro gli elementi ostili e contro l'ignoranza della burocrazia, per aiutare i disperati. E mentre accade tutto questo, nella Commissione affari sociali si discute di Terzo Settore, della Riforma che il Governo vuol portare per innovarlo e sostenerlo. E mentre i volontari spalano il fango (oppure sono impegnati per la donazione del sangue, per la protezione civile, per i minori  e le donne violentati, per la cultura, per i disabili, per i poveri, per i giovani a rischio, ecc.) e i CSV li sostengono insieme alle loro associazioni, spuntano come funghi tanti "esperti" di volontariato che pontificano sul sistema dei CSV, sulle risorse delle Fondazioni Bancarie, sulla necessità di fare un sistema federale, oppure accentrare i poteri di controllo a livello nazionale, e lo fanno soprattutto ‘ragionando’ con le forbici, ma a volte anche con la denigrazione preconcetta.

Sicuramente tanti di questi "pontefici" non conoscono il volontariato, forse non lo hanno mai fatto, perché altrimenti saprebbero che i volontari sono soddisfatti di come le risorse della legge 266/91 vengono impegnate dai CSV per la formazione, per la promozione delle azioni di cittadinanza, per lo sviluppo dell'infornazione che riguarda il volontariato e della cultura della resposabilità. In tutti questi anni, in Puglia come in tutta l'Italia, i Csv - seppure con tutti i loro limiti - hanno rappresentato una vera innovazione e hanno contribuito a dare una sveglia sui temi della cittadinanza (vedi l'esperienza dei Cantieri per la sussidiarietà del Csv Salento, e tante altre simili in tutta l'Italia) e ad accrescere competenze, trasparenza, legalità. I Centri di servizio al volontariato hanno anche contribuito a far nascere i Forum Terzo Settore nelle provincie di tutta l'Italia, e sarebbe opportuno che anche i dirigenti nazionali che si apprestano a fare la loro riforma interna (statuti e regolamenti del Forum Terzo Settore) ne fossero consapevoli.

Per tornare ai CSV, con l'impegno di 700 dirigenti "volontari" e poco più di 400 dipendenti, si è messa in piedi la più importante infrastrutturazione sociale del Terzo Settore, invidiata in tutta Europa, che si basa non solo sulle risorse delle Fondazioni bancarie (oggi 31 milioni... sempre meno... erano oltre 100 milioni 6 anni fa), ma anche sul servizio volontario dei quadri provenienti dalle associazioni socie stimabile in almeno 15 milioni di euro l’anno di valore equivalente (ossia 1,5 milioni di ore di impegno volontario), e su altre risorse che i CSV hanno imparato a intercettare su specifici progetti (Regioni, Fondi europei, etc).

Certamente è necessario razionalizzare le modalità organizzative del sistema dei CSV, e già si sta lavorando in questa direzione con le azioni di integrazione progressiva tra i vari Centri provinciali. Ma questo cambiamento potrà avvenire solo se si riuscirà a mettere alla porta un pericolo incombente: qualcuno sta cercando di mettere il naso sulla autonomia dei Csv, perché magari vuole orientarli politicamente e strategicamente, oppure perché vuole mettere becco (e mani) nelle loro risorse ‘certe’, magari per girarle ad enti amici (insomma la vecchia Italia) o per farle gestire dalle grandi sigle a scapito delle piccole realtà associative, infischiandosene se queste operazioni di ‘ingegneria istituzionale’ potrebbero avere l'effetto di inibire l'associazionismo più innovativo che intercetta bisogni, oppure di licenziare centinaia di collaboratori dei CSV ovvero di rendere più precaria la loro condizione lavorativa. La riforma che il governo farà - ne sono certo - spazzerà via gli appetiti degli avvoltoi e valorizzerà la territorialità dei CSV, la capacità di innovazione che è nelle loro corde; e sicuramente, come assicura una intera classe politica di tutti gli schieramenti, darà stabilità alla questione delle risorse. Noi volontari siamo vigilanti, abbiamo imparato a riconoscere in questi anni i nemici e gli amici del vero volontariato”.

 



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