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Giornata Internazionale per il contrasto della violenza sulle donne. Ecco l’identikit della Puglia

Data: 25/11/2015
Categoria: News Regione Puglia

Oltre 1.500 gli accessi delle donne ai centri antiviolenza nel 2014. Sono italiane, tra i 30 e i 49 anni, inoccupate e subiscono violenza prevalentemente nell'ambito domestico. La Regione Puglia risponde con un sistema di servizi sul territorio

La Giornata internazionale per il contrasto alla violenza sulle donne in Puglia si è trasformata nell'occasione per mettere un punto fermo sullo stato dell’arte delle politiche e degli interventi per prevenire e contrastare il fenomeno. Di questo hanno parlato oggi, 25 novembre, infatti, nella Sala Conferenze della Regione Puglia l'assessore regionale al Welfare, Salvatore Negro, la dirigente regionale della Sezione Politiche di Benessere Sociale e Pari Opportunità, Francesca Zampano, la funzionaria referente per l'antiviolenza, Giulia Sannolla, la funzionaria referente dell'ufficio Garante di Genere, Tiziana Corti, la consigliera regionale di Parità, Serenella Molendini e la garante regionale dei minori, Rosy Paparella. Alla conferenza sono stati invitati i Centri antiviolenza della Puglia e i 22 Ambiti territoriali destinatari dei finanziamenti per la realizzazione dei Programmi antiviolenza della Regione Puglia, i quali al termine del dibattito sottoscriveranno il disciplinare con la Regione Puglia. 

 Dalla conferenza è emerso che in Puglia nel 2014 sono 1.500 gli accessi delle donne registrati da 16 centri antiviolenza pugliesi (su un totale di 20 attivi attualmente sull’intero territorio regionale) con una presa in carico del 58%.  

Gli accessi nel 2014 sono stati di poco superiori agli accessi registrati nel 2013«Un dato assolutamente sottostimato – sottolinea l’assessore regionale al Welfare Salvatore Negro – perché sconta un sommerso che è immaginabile di grandezze ben superiori. Tuttavia è un dato importante almeno per due motivi: per l’ampiezza della platea ufficiale che va tenuta in conto e perché attraverso le politiche, puntuali e strutturate attuate in questi anni in tema di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne, anche grazie alle associazioni e al loro impegno, ora un dato c’è». Sono i numeri grossi di un fenomeno che finalmente cominciamo a conoscere e diffondere. 

«Per la prima volta – spiega l’assessore Negro – la Regione Puglia ha compiuto un monitoraggio puntuale, tassello fondamentale e utilizzabile da tutti i soggetti della rete, non solo, ha redatto in maniera organica i dati rilevati dai centri che hanno utilizzato la stessa scheda di rilevazione. Un lavoro faticoso e non scontato che ci restituisce informazioni preziosissime sul fenomeno e sugli strumenti da mettere in campo per contrastarloNonostante il numero delle donne che denunciano o che si rivolgono ai servizi sia ancora molto limitato rispetto all’entità del fenomeno, i dati mettono in evidenza una maggiore consapevolezza da parte delle donne circa la violenza subita e la determinazione ad uscirne, confermando peraltro quanto già emerso dall’ultimo rapporto ISTAT sulla violenza contro le donne (2014)» 

Il 91% delle donne che si sono rivolte ai Centri Antiviolenza pugliesi nel 2014 ha cittadinanza italiana. La fascia di età prevalente tra le donne che si rivolgono ai centri è quella tra i 30 e i 49 anni (47,3%); significative anche le percentuali delle donne della fascia 18-29 anni (13,9%) e della fascia di età 50-59 anni (14,3%); fa riflettere anche la percentuale, sia pur minima (4,2%) delle donne tra i 60 e i 69 anni che hanno chiesto aiuto ai centri.  

Rispetto all’anno precedente si registra un aumento percentuale significativo (+ 7%) nella fascia di età compresa tra i 30-39 anni e un decremento in termini percentuali per la fascia di età 18-29 anni (- 5%).  

Le donne subiscono violenza soprattutto nel contesto domestico e delle relazioni intime. Se si sommano le percentuali delle donne coniugate o conviventi e delle donne separate e divorziate che si sono rivolte ai CAV, si rileva una percentuale complessiva dell’80% che mette in evidenza il contesto “familiare” della violenza. Fra gli autori delle violenza, infatti, figurano prevalentemente il partner e l’ex partner, due tipologie di autori che rappresentano complessivamente il 78,2%. Le tipologie di violenza denunciate confermano l’ordine di prevalenza dell’anno precedente: violenza prevalente è quella fisica, seguita da quella psicologica, dallo stalking, dalla violenza sessuale. La violenza psicologica accompagna tutte le forme di violenza così come, a seguire, quella della violenza economica. 

La mancanza di lavoro è un problema per molte delle donne che subiscono violenza. 

La percentuale delle donne non occupate, delle donne casalinghe e delle studentesse è pari al 59% del totale e mette in evidenza la mancanza di autonomia economica che potrebbe pregiudicare il percorso di fuoriuscita dalla violenza se non si interviene con risposte integrate e globali. Strettissima è la connessione che esiste tra violenza domestica intrafamiliare agita sulle donne e la violenza assistita da parte di figli minori che aggrava le conseguenze del fenomeno. Un dato estremamente preoccupante è la presenza di figli minori che potrebbero essere vittime di violenza assistita, diretta o indiretta quando addirittura diventare bersaglio diretto della violenza. Il 66,4% delle donne ha figli minori di cui il 36,1% maschi. 

«Avviare costanti flussi informativi sul fenomeno – conclude Negro – coinvolgendo tutte le istituzioni e i servizi che intercettano, nel loro operare quotidiano, le richieste di aiuto ancorché non espresse da parte delle donne che subiscono forme di violenza, è di fondamentale importanza per sviluppare la conoscenza delle problematiche relative alla violenza di genere e armonizzare le varie metodologie di intervento adottate nel territorio. Noi stiamo già lavorando in questa direzione e a breve sarà attiva, anche formalmente, la sezione antiviolenza all’interno dell’Osservatorio regionale delle politiche sociali».

Allo stato attuale delle cose, la strategia avviata dalla Regione Puglia in materia, ha l’obiettivo di uscire dalla logica dei progetti per sviluppare e consolidare un sistema di servizi e interventi stabili e diffusi sul territorio, provando a sostenere e a dare continuità alle attività dei 20 centri antiviolenza presenti e alle 8 case rifugio, mettendoli al centro della costituzione delle reti locali di intervento a sostegno delle donne e garantendo la realizzazione delle loro  progettualità, che si sviluppano anche nella direzione della prevenzione e del necessario cambiamento culturale.  

I primi risultati sembrano andare in questa direzione. Infatti, per effetto delle indicazioni operative indirizzate ai Comuni, tra cui quella di stipulare forme di convenzionamento con i centri antiviolenza regolarmente autorizzati al funzionamento e in possesso di tutti i requisiti richiesti, il servizio è presente attraverso le sedi operative dei centri o loro sportelli in 30 Ambiti territoriali ma potrebbe essere esteso potenzialmente a tutti i 45 Ambiti territoriali.




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