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Estate 2016, tutto pronto per i bambini saharawi

Data: 21/04/2016
Categoria: News Associazioni Lecce e provincia

Sei bambini saharawi saranno ospiti nei mesi estivi nel Capo di Leuca per il progetto di accoglienza e assistenza socio-sanitaria “Saharawi Medical care” realizzato dall’associazione Tregiriditè

Saranno Nasra, Maoummoud, Abdallah, Tfarah, Abdi e Lehbib i bambini saharawi ospiti nei mesi estivi nel Capo di Leuca per il progetto di accoglienza e assistenza socio-sanitaria “Saharawi Medical care” realizzato dall’associazione Tregiriditè con il sostegno dell’Otto per mille della Chiesa Valdese. I piccoli bisognosi di cure in Italia sono stati individuati dai volontari dell’associazione di Tricase da anni impegnata in progetti di inclusione e cooperazione internazionale durante un viaggio-missione di quasi un mese nei campi profughi in Algeria delle scorse settimane. Una missione strutturata che ha visto la partecipazione di coordinatori, medici, volontari e musicisti per rafforzare i progetti che le associazioni Tregiriditè e Zig_listen to diversity portano avanti da diversi anni. Durante il viaggio, il gruppo di volontari ha visitato e incontrato molte famiglie e molti bambini, sostenendo il lavoro della commissione medica presente all’ospedale di Bol-la (centro sanitario gestito dall’associazione Rio De Oro), effettuando formazione a tecnici sanitari e visitando le strutture mediche presenti a Rabouni, Smara, Auserd e Boujdour.

In linea con l’esperienza maturata nell’ambito del progetto “Desert Session” dell’associazione Zig_listen to diversity, parte della missione è stata dedicata al sostegno e allo scambio nel settore musicale: fornitura e riparazione di strumenti musicali e attrezzature, individuazione di strategie di continuità, incontri, interviste, jam. Il gruppo ha supportato il progetto Studiolive dell’organizzazione partner Sandblast (UK) per la creazione di uno studio di registrazione professionale nei campi profughi. A seguito dell’alluvione di ottobre, lo studio è stato spostato e il gruppo ha lavorato all’allestimento della nuova sala ospitata all’interno del centro “Union de Mujeres Saharawi” nel villaggio di Boujdour ed è gestito da Chaia, una giovane ragazza fonico. Durante la permanenza nei campi profughi, inoltre, è stato registrato un demo per il duo costituito dal cantante Lemrabat e dal tastierista El Ouali che avevano bisogno di una registrazione per partecipare a un concorso in Algeria. Volontari e musicisti hanno incontrato il musicista Mahfoud Azman, un grandissimo del tidinit (tradizionale strumento a corda), il cantante cieco Mahfoud Aliyen e il poeta compositore Mahmoud Bara.

In estate la band di Desert Session composta da musicisti europei e musicisti Saharawi tra cui il chitarrista compositore Ali Mohammed presenterà il live in Puglia e in Italia portando con sé l’energia della Boda (il matrimonio danzereccio del deserto) e la forza di un progetto in cui cooperazione, solidarietà e musica si fondono in maniera efficace e virtuosa.

Dal Capo di Leuca è partito un vero e proprio processo di cooperazione di comunità fatto di scambi più che di aiuti, basato sulla conoscenza diretta e la collaborazione reciproca. Nei campi profughi l’accesso alle cure è molto limitato e le problematiche sanitarie per l’infanzia sono numerose spesso legate a problemi alimentari, della gravidanza o del parto. Per molti bambini effettuare operazioni o trattamenti intensivi in Italia rappresenta una occasione di riscatto e di cambiamento che gli permetterà di essere maggiormente autonomi, di camminare, di acquisire sicurezza del proprio potenziale e integrarsi nel proprio contesto sociale. È il caso di Addad (Sindrome del Cri du Chat) che è in Italia per un percorso intensivo che gli sta permettendo di camminare o di Gleila che si dovrà operare per un complicato trapianto osseo presso il Centro I.F.O. di Roma. È il caso di Enzaha e di Mahmoud che rischiavano di essere esclusi e considerati disabili solo perché un problema alla vista ne comprometteva la sicurezza e la lucidità.

«Ormai noi e i Saharawi – spiega Alberto Piccinni, coordinatore della missione – lavoriamo insieme, è una collaborazione aperta che ci porta sempre stimoli nuovi e ci pone sullo stesso piano esattamente come funziona con la musica: bisogna cercare un equilibrio, ascoltare le voci di tutti gli strumenti, non accavallarsi, essere complementari, osare con prudenza».

A seguito dell’occupazione marocchina del Sahara Occidentale nel 1975, i rifugiati del Sahara vivono nel limbo di una vita precaria e difficoltosa isolati nel deserto dell’Hammada dove il caldo in estate sfiora i 60 gradi.



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