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Ecomafia 2016

Data: 06/07/2016
Categoria: Altre News

Secondo il dossier annuale di Legambiente calano i reati ambientali. La Puglia scende dal primo al quarto posto. Ma l'altra faccia della medaglia delle ecomoafie è la corruzione

Nella lotta all’ecomafia e agli ecoreati arrivano i primi segnali di una inversione di tendenza, dopo l’introduzione della legge sui delitti ambientali nel codice penale e un’azione più repressiva ed efficace. Nel 2015 diminuiscono gli illeciti ambientali accertati, sono 27.745, più di 76 reati al giorno, più di 3 ogni ora. Salgono a 188 gli arresti, mentre diminuiscono le persone denunciate 24.623 e i sequestri 7.055. Sono 18mila gli immobili costruiti illegalmente. In calo le infrazioni nel ciclo del cemento e dei rifiuti. Crescono, invece, gli illeciti nella filiera agro-alimentare, i reati contro gli animali e soprattutto gli incendi, con un’impennata che sfiora il 49%. Roghi che hanno mandato in fumo più di 37.000 ettari, più del 56% si è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso. In calo il business delle ecomafie che nel 2015 è stato di 19,1 miliardi, quasi tre miliardi in meno rispetto all’anno precedente (22 miliardi). Un calo dovuto principalmente alla netta contrazione degli investimenti a rischio nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, che hanno visto nell’ultimo anno prosciugare la spesa per opere pubbliche e per la gestione dei rifiuti urbani sotto la soglia dei 7 miliardi (a fronte dei 13 dell’anno precedente). La Puglia con 2.437 infrazioni accertate, contro le 4.499 dello scorso anno, scende dal primo al quarto posto nella classifica generale dell'illegalità ambientale. Foggia e Bari si confermano fra le prime 10 provincie per l'illegalità ambientale in italia. Questi i numeri sviscerati il 5 luglio a Roma al Senato e in contemporanea a Bari dove Francesco Tarantini presidente di Legambiene Puglia ha messo sotto la lente di ingrandimento i dati della Puglia alla presenza di Antonio Maruccia, Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Lecce e Giuseppe Volpe Procuratore della Repubblica di Bari. La Puglia appunto. A otto mesi dalla nuova legge sugli ecoreati (L.68 del 2015), in Puglia sono stati accertati 62 infrazioni, denunciate 79 persone e effettuati 28 sequestri. La regione scende al quinto posto nella classifica del ciclo illegale di rifiuti. Foggia con 122 e Bari con 112 sono maglia nera delle infrazioni. La Puglia scende al quinto posto anche nella classifica dell'illegalità nel ciclo del cemento: 432 infrazioni (8.8% del totale nazionale). La regionesi aggiudica il quinto posto, dal secondo posto dello scorso anno, anche per reati legati al racket degli animali. Ma l'altra faccia della medaglia delle ecomafie è la corruzione, fenomeno sempre più dilagante a livello nazionale: la Lombardia è la regione con il numero più alto di indagini (40) seguita dalla Campania (39), Lazio (38), Sicilia (32) e Calabira (27). Preoccupante anche la situazione pugliese, nella regione dal 1 gennaio 2010 al 31 maggio 2016 ci sono state 16 inchieste sulla corruzione in materia ambientale, con 98 persone arrestae, 188 denunciate e 33 sequestri effettuati. C'è ancora molto da fare, molto lavoro aspetta e spetta ai tutori dell'ordine e altrettanto lavoro alla società civile anche grazie alla quale molti reati sono stati accertati. Rimangono pochi per esempio gli esempi di ripristino della bellezza paesaggistica, gli abbattimenti di immobili abusivi. Se la provincia di Lecce da il buon esempio con 250 immobili abbattuti e 50 in programma, sulle 1.500 sentenze definitive emesse negli ultimi 8 anni dalla Procura della Repubblica, non altrettanto accade a Bari ferma, lo sostiene il procuratore Volpe, al 1997.  

Per approfondire: www.noecomafia.it



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