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Volontari: 6 milioni e mezzo di gratuità e bene comune

Data: 17/01/2017
Categoria: Altre News

Si chiama “Volontari e attività volontarie in Italia. Antecedenti, impatti, esplorazioni”, il volume presentato alla Camera dei Deputati che approfondisce l’azione volontaria in Italia

E’ stato presentato presso la biblioteca della Camera dei Deputati il lavoro di ricerca “Volontari e attività volontarie in Italia. Antecedenti, impatti, esplorazioni” (ed. Il Mulino), curato da Riccardo Guidi, Ksenija Fonovi e Tania Cappadozzi. Il volume approfondisce l’azione volontaria in Italia: quanti sono i volontari, chi sono, quali gli impatti dell’azione volontaria. Numeri e significati quindi. E dunque: in Italia sono 6,63 milioni le persone che offrono il loro impegno gratuito per gli altri o per il bene comune. Di questi, 4,14 milioni sono impegnate in organizzazioni mentre 3 milioni di persone si dedicano al volontariato individualmente.

Chi sono i volontari italiani? La ricerca individua 7 profili dei volontari che operano nelle organizzazioni. Il primo, il più vasto, coinvolge i “fedelissimi dell’assistenza”, 1milione e 228mila persone dedite ad  offrire il loro tempo a chi ha bisogno di aiuto nel campo dei servizi sociali, della protezione civile e della sanità.

Ai fedelissimi seguono le “educatrici di ispirazione religiosa” , poco più di un milione di persone impegnate  in attività educative e catechesi. Uno stile di vita questo particolarmente vivo nel sud della penisola.

Dall’ispirazione religiosa all’impegno laico dei “pionieri” che sperimentano modalità di impegno per l’ambiente e la collettività ai  margini delle modalità organizzative tradizionali (561mila persone).

Sono 427mila “gli investitori in cultura”, coloro cioè che mettendo a disposizione la loro professionalità, offrono supporto per iniziative culturali e ricreative.

I “volontari laici per lo sport” sono 368mila, si dedicano alle associazioni sportive dilettantistiche. 

Sono 333mila i “donatori di sangue” , per la maggioranza maschi, occupati, genitori e in buona salute, si mettono a disposizione una volta al mese. 

Infine, sono 190mila gli “stacanovisti della rappresentanza”, dirigenti e organizzatori di associazioni che si occupano di tutela dei diritti, politica, attività sindacale.

La ricerca analizza inoltre, per la prima volta in Italia, le caratteristiche dei volontari individuali, individuandone 4 profili: “Quelli che danno una mano”, rappresentano il 34,2% dei volontari individuali, 852mila persone, offrono aiuto in casa o per pratiche burocratiche;  rappresentano la filiera corta dell’attivazione delle reti di prossimità.

Seguono “quelli che… senza come si farebbe” , 707mila persone che offrono assistenza alle persone in difficoltà, un supporto competente e duraturo , complementare all’autogestione famigliare.

“Quelli che … scelgono di fare da soli”, sono 688mila persone, per lo più laureati, professionisti, impegnati per l’ambiente o la cultura.

Il quarto profilo rappresenta “quelli che … per donare vanno dritti all’ospedale”, 246mila persone che scelgono di donare il sangue al di fuori delle associazioni.

L’analisi conferma ciò che i volontari sostengono da sempre: il volontariato da benessere, chi lo fa ha una qualità della vita più alta. Inoltre il lavoro sfata un luogo comune:  non è vero che il volontariato è un’attività riservata ai ricchi. Cosa porta quindi a fare volontariato? Non il benessere economico quindi, bensì le risorse socio-culturali: più aumenta il titolo di studio e la fruizione di cultura, maggiore è la propensione a fare volontariato.  La solidarietà cresce quindi se cresce l’educazione, la cultura, l’istruzione.

Il volume è stato stampato con il contributo del Centro di servizi al volontariato Spes del Lazio.

www.retisolidali.it



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