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Xylella, nuove tecniche scientifiche per salvare gli ulivi

Data: 20/04/2017
Categoria: Altre News

Gli ulivi salentini non stanno bene e presentano diffusi disseccamenti. Le cause sono tante. La scienza libera tenta delle risposte "possibili". Parte nel Salento il progetto MABIS con Xiloyannis

Nuove tecniche scientifiche per salvare gli ulivi al centro del progetto pilota “Mabis” (Metodi di Agricoltura Biologica, Integrata e Sostenibile), nato con l’intento di provare diversi metodi per affrontare e contenere il disseccamento rapido dell’ulivo. Il progetto, che è stato presentato mercoledì 12 aprile presso la sede del Parco Naturale Regionale  Costa di Otranto- Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase «Castello Spinola-Caracciolo» in Piazza Castello ad Andrano, vede assieme Ente Parco e Università della Basilicata per prevenire e contenere il CoDiRO nelle aree Agricole dei Comuni del Parco. Dopo gli interventi di Francesco Minonne (Comp. com. gest. parco e resp. scientifico del progetto), di Giuseppe Carlucci  (Agreenment spin off ) e Andrea Panico (responsabile tecnico del progetto), è intervenuto il Cristos Xiloyannis dell’Università degli Studi della Basilicata. «E’ un progetto da 30.000 euro- afferma il prof. Xiloyannis- che ha l’obiettivo di trasferire l’innovazione e la tecnica che noi ricercatori abbiamo sperimentato in Basilicata. Siamo in una zona infetta, abbiamo suoli poverissimi di sostanza organica e microelementi ; suoli trattati male nel settore agricolo da oltre 60 anni, con l’utilizzo dell’irrigazione per scorrimento che non permette di far arrivare l’acqua al suolo; con la cattiva gestione della chioma degli ulivi e la quasi assenza dei microorganismi utili per aiutare le difese immunitarie della pianta. Purtroppo, per l’ulivo non c’è reddito, non c’è sostenibilità economica; ecco perché in altre colture come quella del kiwi, del melo e del pero hanno trovato il modo di convivere con malattie batteriose spendendo soldi. La stessa Xylella esiste sugli agrumi e sulla vite da oltre 130 anni e ci si convive, con le potature frequenti, la nutrizione bilanciata e attraverso i trattamenti che favoriscono le difese naturali della pianta. Il progetto “Mabis” ha l’obiettivo principale di ripristinare la fertilità dei suoli attraverso il compost, l’unica fonte per portare carbone nel suolo che ancora costa poco. La comunità tutta deve quindi iniziare a fare la raccolta differenziata e l’umido dev’essere utilizzato per produrre compost di qualità, non per stratificare le discariche. Bisogna ripristinare il carbonio del suolo, altrimenti non c’è vita». Dopo aver mostrato i risultati sui terreni del Parco interessati alla sperimentazione, poveri di magnesio, calcio e potassio e ricchi invece di calcare, ferro e zinco, il prof Xiloyannis conclude: «Bisognerà cercare di aumentare dunque la sostanza organica, preparando anche  un piano di concimazione tenendo conto di quanti quintali di olive per ettaro produrrà la pianta e di quanto azoto necessiterà; pianificare una potatura leggera tutti gli anni; e ogni due mesi verifiche per limitare la presenza del batterio sulla pianta, per vedere se attraverso una gestione sostenibile riusciamo a contenere questo problema; e infine, se vogliamo essere competitivi dal punto di vista economico senza impatti ambientali, il fattore migliore per controllare la vegetazione è l’acqua, attraverso la fertirrigazione. Non utilizzando ovviamente l’acqua dei pozzi, perché si creerebbero altri problemi, ma le acque reflue urbane, cercando durante il periodo delle piogge di non perdere neanche una goccia e di immagazzinarla nel suolo. E infine puntare sulla la biodiversità, cioè trovare, tra quelle a disposizione, le varietà meno sensibili al batterio. Dobbiamo cambiare cultura nella gestione delle risorse settore delle risorse agricole, sensibilizzando i politici e tutta la comunità. Perché un’agricoltura di questo tipo, un’agricoltura sostenibile, oltre a produrre beni per la nutrizione offre altri servizi alla comunità, e questi servizi devono essere pagati. Qualcuno deve stabilire il prezzo».
Il Parco ha creato uno sportello informativo sulla emergenza Xylella/CoDiRO: http://www.parcootrantoleuca.it/index.php?option=com_content&view=article&id=29:notizia&catid=1:new

Anna De Matteis



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