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Rapporto Ispra. SOS Pesticidi in fiumi laghi e falde italiane

Data: 11/05/2018
Categoria: Altre News

Ad allarmare è soprattutto l’accumulo di nuovi e vecchi “veleni” , pericolosi per l’ambiente e la salute umana

67%  di acque superficiali contaminate e un terzo di quelle sotterranee, 136.000 tonnellate di

pesticidi, insetticidi, fungicidi commercializzati nel 2015. Questi alcuni numeri che emergono da una ricerca condotta da Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Un rapporto condotto tra il 2015 e il 2016 , frutto di uno sforzo di monitoraggio capillare su tutta la penisola, per definire l’interferenza tra nuovi e vecchi “veleni” e fornire linee guida su prassi più virtuose in linea con l’agroecologia. L’indagine è corposa anche se non è ancora esaustiva, su 400 sostanze chimiche potenzialmente tossiche in concentrazione - ma autorizzate e reperibili sul mercato per essere impiegate in agricoltura-  soltanto 259 sono state cercate e rintracciate. Le analisi sono lacunose in particolare nelle regioni del Centro-Sud. Circa la pericolosità dei mix ciò che emerge è determinata al 90% dall’effetto tossico cumulativo, cioè da ciò che si sedimento in natura tra gli «antichi» inquinanti, alcuni dei quali attualmente proibiti e non più in vendita, e i più recenti. Ad oggi , il glifosato è il più tristemente noto erbicida, ma si rilevano ancora livelli alti del “ddt”, con cui negli anni Cinquanta si irroravano dissennatamente i campi e dell’atrazina altro erbicida nel libro nero degli ambientalisti negli anni 90. Oggi il veleno peggiore, perché il più diffuso nelle acque, oltre al glifosato, si chiama Ampa ed è il metabolita che si ottiene dalla degradazione del glifosato stesso, immesso a man bassa nelle acque reflue da almeno quarant’anni perché oltretutto presente anche in moltissimi detersivi per la casa. Ma ci sono veleni peggiori, di tossicità massima, con effetti sull’apparato respiratorio e sugli occhi, a cui si uniscono i più comuni insettici dicomeimidacloprid, e fungici dicomeitradimenol, oxadixil e metalaxil. Tutti questi sono nelle acque sotterranee di 260 punti di rilevamento ( l’8,3% del totale) con concentrazioni superiori ai limiti. 

Nella ricerca Ispra si legge circa la presenza dei pesticidi che nel periodo 2003-2016 è cresciuta del 20% nelle acque superficiali e nel 10%di quelle sotterranee. La contaminazione riguarda il 67% dei punti di acque superficiali monitorate e il 33, 5 % di quelli delle acque profonde, dove evidentemente la saturazione è tale da non permettere una diluizione. Tanto che Giorgio Zampetti, direttore di Legambiente, avverte come la situazione di fiumi, laghi e falde acquifere sia «sempre più preoccupante». L’aumento dipende in realtà in parte da un campionatura più estesa e accurata, ma è la persistenza di questi agenti chimici nell’ambiente che aumenta i livelli di rischio con l’accumulo nella catena alimentare che dispiega effetti a lungo andare soprattutto sul sistema endocrino umano e può, a livello di specie, ridurre la capacità riproduttiva. C’è da dire, come nota di speranza, che la vendita dei prodotti fitosanitari più pericolosi dal 2001 al 2014 in base ai dati Istat è sensibilmente diminuita(- 12%e-22%perprincipiattivi) ma si è diffusa quella dei diserbanti e insetticidi più comuni passando, dopo dieci anni di riduzione, a un rialzo fino a 136 mila tonnellate  commercializzate nel 2015 (erano 130 mila soltanto l’anno prima). (MMB)

 

(Fonte: Il Manifesto)

 

 

 



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