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Rapporto Ispra 2018: consumo di suolo inarrestabile

Data: 18/07/2018
Categoria: Altre News

I dati presentati stamattina alla Camera dei Deputati rivelano un’ Italia in via di cementificazione, e i numeri della Puglia non consolano.

"In Italia il consumo di suolo ha continuato ad aumentare anche nel 2017, nonostante la crisi economica". A dirlo è il rapporto Ispra-Snpa 'Consumo di suolo in Italia 2018' presentato questa mattina alla Camera dei Deputati. Lo scorso anno la superficie naturale del si è assottigliata di altri 52 km2. In altre parole - sottolinea il rapporto - costruiamo un'intera piazza Navona ogni due ore. Le aree più colpite risultano essere le pianure del Settentrione, dell'asse toscano tra Firenze e Pisa, del Lazio, della Campania e del Salento, le principali aree metropolitane, le fasce costiere, in particolare quelle adriatica, ligure, campana e siciliana. In 15 regioni  viene superato il 5% di consumo di suolo, con il valore percentuale piu' elevato in Lombardia. Seguono Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Puglia e Liguria, con valori compresi tra l'8 e il 10%. La Valle d'Aosta e' l'unica regione rimasta sotto la soglia del 3%.

 Guardando alla Puglia i dati fanno rilevare, rispetto al 2016 un aumento del consumo di suolo pari allo 0,25 per un incremento di 409 ettari. Scendendo nel dettaglio a livello provinciale , nel 2017 una crescita significativa ha interessato le province di Bari, Foggia e Lecce ( quest’ultima ha ‘eroso’ suolo per circa 105 ettari). Tra i Comuni leccesi è a Salve che spetta il podio con un incremento di 9 km2 consumati tra il 2016 e il 2017.

 Sembrerebbe, quindi, che il rallentamento della velocità del consumo di suolo, iniziato una decina di anni fa, stia invertendo di rotta e che, in particolare in alcune regioni, si vada verso una progressiva artificializzazione del territorio che continua a coprire irreversibilmente aree naturali e agricole con asfalto e cemento, edifici e fabbricati, strade e altre infrastrutture, insediamenti commerciali, produttivi e di servizio, anche attraverso l'espansione di aree urbane, spesso a bassa densità.

 Tra nuove infrastrutture e cantieri (invadono da soli ben 3000 ettari), si aggrediscono aree protette e a pericolosità idrogeologica sconfinando anche all'interno di aree vincolate per la tutela del paesaggio , soprattutto lungo la fascia costiera e i corpi idrici, dove il cemento ricopre ormai piu' di 350 mila ettari, circa l'8% della loro estensione totale. In Puglia circa il 9% del fenomeno ha interessato aree vincolate, un dato che la posiziona in classifica assieme a Campania (11%), Veneto (9%), Emilia Romagna (8,5%) e Lombardia (8%). Complessivamente nella nostra regione tra coste, laghi e fiumi sono andati perduti 16 ettari vincolati.

 Anche se la velocità si stabilizza a una media di 2 metri quadrati al secondo - continua il documento - quella registrata e' solo una calma apparente: i valori, oltre a non tener contro di alcune tipologie di consumo considerate nel passato, sono già in aumento nelle regioni in ripresa economica come accade nel Nord-Est del Paese.

 Tutto questo ha un prezzo e ammonta a circa 1 miliardo di euro se si prendono in considerazione solo i danni provocati, nell’immediato, dalla perdita della capacità di stoccaggio del carbonio e di produzione agricola e legnose degli ultimi 5 anni. La cifra aumenta, se si considerano i costi di circa 2 miliardi all’anno, provocati dalla carenza dei flussi annuali dei servizi ecosistemi che il suolo naturale non potrà più garantire in futuro (tra i quali regolazione del ciclo idrologico, dei nutrienti, del microclima, miglioramento della qualità dell’aria, riduzione dell’erosione). 

Tre  gli scenari pronosticati al 2050 (data stabilita per l’azzeramento del consumo di suolo) ipotizzati dall’ISPRA: il primo, in caso di approvazione della legge rimasta ferma in Senato nella scorsa legislatura, vede associarsi ad una progressiva riduzione della velocità di trasformazione una perdita di terreno pari a poco più di 800 km2 tra il 2017 e il 2050. Il secondo, stima un ulteriore consumo di suolo superiore ai 1600 km2 nel caso in cui si mantenesse la velocità registrata nell’ultimo anno. Nel terzo scenario si arriverebbe a superare gli 8mila km2 ( superficie pari a quella dei 500 comuni più grandi in Italia partendo da Roma in giù fino a Policoro) nel caso in cui la ripresa economica portasse di nuovo la velocità a valori medi o massimi registrati negli ultimi decenni. Sarebbe come costruire 15 nuove città ogni anno fino al 2050.MMB



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