Liseba Dongiovanni: Il ricordo di Aldo De Jaco



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Biblioteca di Sarajevo torna a far parlare dello scrittore e giornalista magliese, tra parole e poesia

A dieci anni dalla scomparsa dello scrittore e giornalista magliese Aldo De Jaco, l’associazione ARCI-Biblioteca di Sarajevo ha voluto ricordare la sua figura attraverso il contributo e la testimonianza di amici di Aldo e studiosi che venerdì 13 dicembre si sono incontrati presso Libreria Universal a Maglie, in un’atmosfera di profonda commozione. Paola Cillo, moderatrice dell’incontro, ha inizialmente sottolineato l’importanza del legame di Aldo con l’associazione stessa. “Aldo aveva capito che eravamo animati come lui dal desiderio di scuotere la vita culturale magliese sempre un po’ asfittica”, spiega Paola parlando dell’amicizia che in passato l’aveva legata al giornalista e affermando come lui avesse sempre sostenuto l’attività di Biblioteca di Sarajevo anche attraverso sue collaborazioni con il giornale che un tempo l’associazione pubblicava. La rievocazione di Aldo è proseguita attraverso l’importante testimonianza del Prof. di Letteratura Italiana Contemporanea presso l’Università del Salento, Lucio Giannone, che ha conosciuto e frequentato Aldo e con cui ha avuto una fitta corrispondenza epistolare.

Il Prof. Giannone, autore di un profilo biografico e letterario di Aldo, ha ripercorso la carriera letteraria dello scrittore magliese a partire dal primo romanzo “Racconto del Sud”, pubblicato nel ’46, soffermandosi sull’importanza del contributo dell’autore magliese nella collana letteraria “I Gettoni”, curata da Elio Vittorini, per la quale Aldo aveva pubblicato alcuni racconti. Giannone ricorda inoltre gli aspetti peculiari della produzione letteraria dello scrittore, ossia la vastità della sua opera, la varietà dei suoi interessi (dal giornalismo, al teatro, alla poesia), l’impegno sociale e civile coniugato con la sua attività politica, giornalistica e letteraria, la formazione in pieno clima neorealistico, la formazione nel vivace ambiente culturale napoletano, l’intreccio tra pubblico e personale (motivo per il quale non scrisse mai testi metaletterari), il costante legame con la propria terra (il Salento e Maglie in particolare), la frequentazione con Vittorini e Calvino.

Aspetti che animano la figura di un uomo la cui lunghissima attività letteraria ha visto la stesura di inchieste, saggi, racconti, romanzi, reportage, biografie, poesie, dimostrando dunque la complessa personalità di Aldo che, per tutte queste ragioni, meriterebbe di essere ricordato anche attraverso una ristampa di alcuni suoi scritti e magari l’intitolazione di un premio giornalistico.

Il dott. Francesco Dimo, autore di una tesi su Aldo De Jaco, ne traccia brevemente il profilo giornalistico, premettendo come Aldo, che fu anche presidente del Sindacato Nazionale Scrittori, sostenesse l’importanza che la figura del letterato si allontanasse dai salotti e scendesse in strada a svolgere attività di denuncia, comunicando con la gente comune gravata dai problemi di un’epoca difficile, quale era quella del dopoguerra. Aldo viaggiò molto scrivendo reportage dalla Grecia della dittatura – dove fu arrestato perché creduto una spia inviata dall’ Internazionale Comunista -, dall’ex Unione Sovietica, dalla Cina, dal Nicaragua.

Dimo, ricordando ancora il viaggio che Aldo fece con Romano Prodi nel ’94 all’epoca della sua prima campagna elettorale, sottolinea come i suoi scritti giornalistici (inchieste e reportage) fossero sempre precisi, puntuali ed offrissero un quadro completo della realtà con cui si rapportava. Dimo cita inoltre il reportage da Genk, dove Aldo intervistava quotidianamente i ragazzi italiani che lavoravano in miniera, privi, a causa della malattia legata al tipo di lavoro da loro svolto, di qualsiasi prospettiva di futuro e ormai rassegnati ad una vita lontana da casa.

Durante l’incontro l’emozione diventa tangibile nei momenti in cui Anna Maria Mangia ha coronato ciascun intervento con letture dai testi dello scrittore, ed ancora quando, dopo la lettura di un’altra commovente testimonianza del professore Nicola Bottiglieri amico e collega di De Jaco, la moglie Ivana ha voluto offrire il suo personale contributo alla serata. Ivana ricorda quanto il marito avesse tenuto al dialogo tra culture diverse e alla ricerca del socialismo reale.

Si augura poi che la sua figura possa servire da modello affinché le rivoluzioni, di cui oggi si sente quotidianamente parlare, siano mosse dalle idee e non dalle persone. Racconta poi come Aldo avesse impostato tutta la sua esistenza sulla libertà, citando infine le parole che il marito le rivolse in fin di vita “Io dei dolori me ne infischio, io voglio essere libero”.

L’incontro si chiude con l’auspicio che la sua figura non venga dimenticata, aspetto a cui in parte contribuirà Biblioteca di Sarajevo, la quale promette di impegnarsi nell’organizzazione di incontri che possano ricordare Aldo De Jaco con un percorso trasversale nella sua intensa e complessa attività.

Liseba Dongiovanni

http://www.partitodemocraticomaglie.it/il-ricordo-di-aldo-de-jaco/



Articolo tratto da: Biblioteca di Sarajevo - http://www.csvsalento.it/bibliotecadisarajevo/
URL di riferimento: http://www.csvsalento.it/bibliotecadisarajevo/index.php?mod=read&id=1387124120